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IL GIULLARE

Ho riposto in un posacenere di fumatore
il mio dolore,
non dispongo più del tuo amore,
ma conservo dentro, l'amore intatto
che per te io porto.
Non mi trattengo qui,
fuggo da questo mondo,
ne troverò uno più piccolo, alla mia portata,
la tua promessa non l'hai rispettata:
con il pubblico mi tengo in stretto contatto.
Parto: e chi se ne importa di ciò che mi aspetta;
faccio le cose in fretta,
faccio tutto a regola d'arte.
Sono il menestrello
il tuo giullare di corte,
che sfidare vuole la sorte,
che non sa amare, non sa fare la corte,
ma che suona e canta canzoni d'amore,
che incanta ed imita,
sa fare il pagliaccio,
e la gente ride, solo a guardarlo
e quando lo osserva, estasiata resta.
Tendo l'orecchio a chi mi stà ad ascoltare,
disdegno, mi discosto da chi sà solo criticare;
sono puro nell'anima
e per questo amo fare il giullare,
perchè non amo la gente volgare,
che tanto onesta e gentile appare.
Meglio un buffon di corte
che un uomo che sbatte in faccia, le porte!



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Opera scritta il 30/08/2016 - 22:43
Da francesco la mantia
Letta n.1190 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Un riflessivo decanto dalla chiusa veritiera.
Serena giornata Francesco.
*****

Rocco Michele LETTINI 31/08/2016 - 09:25

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