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Terra natia,
dolce oblio di neve
un turbinare lieve
oltre un’ombra,sotto un canto…
oltre il manto che copre la via.
Una valle che è solo mia
quando dorme
e di notte mi sussurra
le sue storie
spazzate o cullate dal vento,
talvolta percepibili a stento:
i cantastorie narrano una bugia.
Quello che a volte sento…
Dicono le donne, narrano i vecchi
di ninfe e di elfi nei boschi,
che stanno tra i sorrisi nascosti
a chi crede che il giorno
sia dalla notte un ritorno
e non invece uno straziante addio.
Quello che era e che è stato
è solo mio…
come il fumo che danza sul tetto
con piccola brace,
piccola pipa di folletto:
bandiera della casa
da cui ho preso la strada d’avvio.
È il passo che batte col cuore,
è col cuore che si muove il passo,
sicuro oltre la soglia d’ingresso
che quel che era e che è stato
sarà ancora mio.
Allora chiudi piano la porta,
apri presto il tuo cuore,
schiudi di schianto la storia
e da essa fa sgorgare il tuo amore:
dalle un compagno, una voce, un nome.
“terra di casa”, mi guidava al ritorno
“terra di casa”, mi chiamava nel sonno
“terra di casa”, era il nome al risveglio.
Ma è soltanto un altro giorno
in un posto straniero…
Ma tu dille che torno presto
e che non le ho detto addio.



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Opera scritta il 29/11/2010 - 14:11
Da Donna Pola
Letta n.1178 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Molto bella... brava Donna!!!

Jacqui 02/12/2010 - 18:23

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