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Non ricordo

Quante persone sono?
Mi accusi, in questo strano sogno, d'essere cambiato.
Non ricordo da dove son partito.
Non ricordo.
Ero piccolo, sì piccolo. Sembrava così tutto in ordine.
Era semplice sapere chi fossi.
Alzavo la mano.
Ma forse copiavo.
Le paure, così vere
da poterle toccare eran, per me, le paure che tutti dovevano avere.
E a tutti piacevo.
Ridevano e piacevo e poi si giravano e ridevano.
Cosa rimane di un bambino quando i vestiti non gli stanno più?
Dei suoi castelli crollati
mattoni per muri e scale infinite con fronzoli ai lati e sensi di vuoto.
Il tempo delle decisioni e tutto era già stato deciso.
Macerie e polvere e un viso amico
a farsi largo.
"Mi chiamo umiltà" disse.
"Non ti conosco"
La seguii.
A distanza ma la seguii.
Disse "sei quel che ti è accaduto e null'altro".
Capii.
Un giorno poi, c'era un bambino dentro me.
"Ehi tu!
se ti serve un mattone per il castello prendilo pure, a me non serve più"
"Allora tieni ti do' anche io un dono"


Un foglio di carta scritto a biro blu
Da un lato SCUSA.
Dall'altro TI PERDONO.



mf




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Opera scritta il 30/01/2021 - 23:11
Da Michele Facchini
Letta n.595 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Mi ha subito interessato l’interrogativo iniziale, poi tutta la poesia, un’esposizione poetica di un profondo dialogo interiore tra le varie parti del sé.

Anna Maria Foglia 31/01/2021 - 11:11

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