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Il bar del Sesto Senso

Al bar del Sesto senso ci vai
quando hai litigato con la solitudine
e fatto pace con la rabbia.


Il padrone non si vede mai,
ma dicono che sia in viaggio, forse nel deserto
a comprarsi un’altra moglie
e che presto tornerà.


Ogni volta che entro chiedo di Giovanna,
quella bionda con la voglia di fragola sulla guancia,
ma lei se n’è andata solo un momento prima,
un momento prima che io entrassi,
così, mi dicono sempre.


Al tavolo vicino alla finestra
c’è un vecchio negro che arrotola sigari cubani.
Li offre a chi gli racconta una storia che già non conosca,
poi ti sorride con il suo dente d’oro,
scuote la testa e riprende il lavoro.


In piedi il professore legge il giornale di ieri,
dice che così ha il tempo
per prepararsi alle disgrazie di oggi.
Ride di gusto la portiera
che da anni gli fa gli occhi dolci
e che a volte gli nasconde il giornale per dispetto.


E c’è sempre una puttana, ha occhi così teneri
che non riesco a fissarla senza tremare,
a pensarci qualcuno dice che si chiama Maddalena.
L’ubriaco le guarda i seni,
si fruga nelle tasche
e poi piange chiamando la moglie per nome.


Il cameriere mi conosce,
lo sa che prendo caffè freddo con vaniglia
e sa anche che non voglio zucchero.
Non voglio niente che addolcisca i ricordi.
E poi
E poi
E poi, dal bar del Sesto Senso te ne vai
quando hai litigato con la rabbia
e hai fatto pace con la solitudine.




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Opera scritta il 13/07/2014 - 18:11
Da floriano fila
Letta n.1000 volte.
Voto:
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Commenti


Sembra di vivere una atmosfera un po'retrò in questa bella poesia che affronta il tema della solitudine.Una storia in mezzo a tante storie di solitudine e vita. Molto bella!

Claretta Frau 13/07/2014 - 19:24

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