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NostalgicaMente

Cosa posso dire all’amore irrazionale ora che vivi d’un racconto lontano e senza metrica dalla mia sfera.
Che la dannazione t’appartenga, nei momenti di quiete.
Come festeggiano i tuoi occhi senza luce lo san solo le carezze violate.
Le ricchezze della terra appaiono mute e in sordina se ne vanno via da ogni logica.
L’amore chiama amore non è reale.
L’amore si parla all’orecchio nudo e i corpi altrettanti saettano fra lenzuola scalciate se così fosse un vero amore.
Negli occhi lessi la violenza e il rancore e se davvero sei tu, non ti vedrò, ti scorderò e punterò in alto, fra i margini di due parallele che han voglia d’incontrarsi.
Non saprò camminare più fra gli errori e navigherò lo Spazio ed il suo Tempo per portare Pace alla mia corte, che ora si, crede nel piacere di Vivere come una Vita.
Limpido mare in maree di paure.
Altro non è che groviglio di attesa quello che so e come potrei aver voglia di scendere fino al tuo attendere se non so cosa vuoi?
Quegli occhi, quei due fari spenti e radianti lunghissimi d’una storia che non ha poeti da incontrare e nemmeno cieli da sfiorare, che siano adesso da qualche parte a non rimuovere speranze, per il bene dell’umanità, per carità!
Il mio ruolo è segnato: una prosa che sfiora parole per dire quel che sono a chi non c’è mai stato e a chi saprà svezzarmi il Cuore.
Non mi va di girovagare per luoghi che sono città disabitate e pienissime, sapendo che nulla avrò da dire, farò il solitario al bisogno e se dovessi scrutare la gioia vorrei farla attraversare.
Eppure raccolgo le carni che son state calpestate come farei con me stesso, poi le porto in casa, le curo e le attendo morire.
Non ho ricette o pozioni.
Solo quadri e attenzioni.
Appesi al muro del riso e del creare membra figurate.
Immaginate.
Profanate da pensieri circostanti.
Si vive per attendere la sorte e se vi capita non cercatela fuori tempo massimo, fate la meraviglia.
Siate lo stupore.
Datevi certi baci che solo voi saprete raccontarne.
Ti auguro che a fare l’amore
quello diurno
Sia col rumore dell’incidente
di queste strade chiuse
buie per la vergogna
E se un viso, una faccia stanca o un vecchio marinaio
Fa che sia l’immenso a scartarti
E non la prima remora che incontri
Che possa svegliarti la notte,
santità e castigo allo stesso tempo.



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Opera scritta il 15/09/2022 - 08:12
Da Vincenzo Furfaro
Letta n.312 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Ottima scrittura.
La chiusa poi, “racchiude” in sé, un mondo di senni di poi e di ma e di se…
Un saluto

Loris Marcato 15/09/2022 - 15:56

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