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UN POVERO CANE

Furtivo sono lì, ombra nell’ombra
nell’inquietante silenzio della notte,
quasi a voler seppellire un ricordo.


Soffice l’attrezzo ferisce l’umido manto
mentre ill pensiero affonda radici di vita
solo perché è passato, io come te oramai
ho chiuso anni che piü non contano.


Già domani per noi, muti per un’intesa tacita,
non ci saranno rimpianti.


Tu, povero cane, deposto all’ombra
del salice a te sempre caro, troverai pace.
Ma io dovrò celare l’incompresa tristezza.


Ti ricordo cucciolo correre felice
nelle campagne assolate e rivivo
familiari crepitii che più non udrò.


Ricordo la tua attesa per una carezza,
il disperato guaire denso di sofferenza,
il tuo ultimo sguardo di stasera,
colmo di tristezza e d’affetto.


Diranno domani che eri solo un cane
ed io dovrò dimenticare con te questo lembo
di vita che si è dissolto.


Il cozzar della pala su di un sasso
celato nell’erba mi avverte che tutto è finito.
Così, avvolto nell’ombra e nel silenzio,
la campagna ha sepolto con te
anche i miei vaganti pensieri.


Una goccia di rugiada, scivolata da una foglia
del salice, mi schizza sul volto confondendosi
con l’umidore degli occhi, quasi a voler suggellare
un segreto d’affetto e di rimpiati.




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Opera scritta il 17/11/2023 - 20:20
Da Adriano Martini
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