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Chi siamo

Seme del cielo
ci culliamo in terra sconoscenti.
Perle del tempio allor,
ora tarli del bello.
Sterpi sballottati al vento,
siamo fabbri del fango,
e quel ch’è brutto,
schiavi di questo e del suo frutto.
Pulci nemiche del leone,
caparbi.
Rigettiam le messi perché buone
confusi e sbalorditi,
scrutiamo il sole inebetiti
e non preghiamo.
Infaticabili talpe,
al buio lavoriamo per nulla
e la meta sviamo.
Ciechi.
Siamo tomba di pensiero inerte,
superbi.
(1958)



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Opera scritta il 13/09/2014 - 11:25
Da Ugo Mastrogiovanni
Letta n.1132 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Hai descritto i difetti dell'uomo, ma in realtà hai inteso l'eventuale possibilità del contrario, perché sia di beneficio e non distruzione. Molto apprezzata. Un saluto!

Giuseppe Vita 21/09/2014 - 14:26

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Una domanda che ognuno di noi si è posto almeno una volta nella vita. Molto profonda e ancora attuale questa tua poesia, Ugo! Bravissimo e buona serata,

Chiara B. 15/09/2014 - 18:47

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Versi di chiusa che avvallano quanto decantato da l'esperienza de la vita... SUBLIME UGO... FELICE DOMENICA

Rocco Michele LETTINI 14/09/2014 - 10:29

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Mi hai fatto ricordare il "Vile razza umana"...E' un momento di profondo degrado morale generale. L'avvilimento è grande in tanti...Io caparbiamente, ogni mattina, al mio risveglio, mai mi stanco di ricordare a me stessa che DI GOCCE è FATTO IL MARE! E a Dio chiedo di aiutarmi a dissetare, con quella goccia miracolosa, me stessa e qualche altra creatura accanto a me... Vera

Vera Lezzi 14/09/2014 - 09:14

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Poesia scritta nel 1958...un argomento profondo e veritireo, purtroppo ancoraattualissimo.

Mitico Ugo, bravo come sempre!!!


Paola Collura 14/09/2014 - 08:41

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Hai illustrato questo nostro mondo reale,si vive del bello,del superfluo i nostri raccolti ci costringono a distruggerli,si vive infangando gli altri,lavoriamo tanto per niente,tanti spunti per buone riflessioni,complimenti
UGO un'opera egregia

genoveffa 2 frau 14/09/2014 - 00:46

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Già, chi siamo? La domanda delle domande di cui l'uomo sembra non farsene carico. Viviamo nell'insoddisfazione e aspiriamo al meglio, eppure non pensiamo che forse abbiamo perduto qualcosa che inizialmente avevamo; non lavoriamo per vivere, ma viviamo per lavorare; siamo esseri nemici di noi stessi; siamo minuscoli e insignificanti, eppure vogliamo competere e dar senso a chi ha dato senso al nostro stesso essere.
Caro Ugo, una poesia che pone una infinità di domande a cui l'unica risposta vera ed esaustiva è quella che non si accetta mai e si scarta a priori. Una poesia tutta da meditare, ottimamente scritta. Buona serata Ugo!

Salvatore Linguanti 13/09/2014 - 23:15

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"Siamo tomba di pensiero inerte,
superbi."
Una visione direi macabra dell'essere umano, quasi lugubre.
Intense le immagini dai colori spenti.
Molto apprezzata.
Speriamo di non essere tutti così.
Complimenti, Ugo.
Un saluto, Marina

Marina Assanti 13/09/2014 - 23:09

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