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LA POLLIVENDOLA

Dalla stia la gallina
era fuggita poverina,
s'aggirava pel cortile
alla cerca d'un ovile.


Svolazzò dritto in cucina
sopra un sacco di farina,
saltellando su due piè
cantò lesta "coccodè!"


Un ovetto lei posò
tra la madia ed il comò
mentre là sul tavolino
c'era un fiasco di buon vino.


La comare - questo sì -
le mancava "un venerdì"
sulla tavola imbandita
banchettava anche la "pita".(*)


Calpestando - Iddio non voglia -
con le zampe anche la sfoglia,
sbatté l'ali la gallina
e depose una "cosina".


La "rezdora" rimbrottò
con la mano la scalzò,
ma quel gesto eccezionale
sconcertò anche il maiale.


E così da quella sfoglia
sì mondata, o dir si voglia,
ricavò dei "maltagliati"
per pranzetti ... prelibati(!!).


(*) in gergo, tacchina.



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Poesia scritta il 15/10/2017 - 21:13
Da Domenico De Marenghi
Letta n.1057 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Divertente! Molto...
però aiutooooo

Grazia Giuliani 16/10/2017 - 13:05

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gustosa ma perché pollivendola? 4*

enio2 orsuni 16/10/2017 - 11:22

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Bella, originale, insolita.. gradevolissima da leggere e da gustare..

Francesco Gentile 16/10/2017 - 10:34

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