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un fu sfogo

Altro non sono pletore di baci
che siringhe infette di sudicia,
codarda ipocrisia;
coltellate di parole
a ogni sensibilità profane e aliene
s’avventano a guisa di iene di metallo
sui brandelli consunti della mia indifesa carne,
credervi, amici mai tali,
è condannarmi
credervi è disamorarmi
di un umano che maschera la missione
di scorgersi e proporsi perfido.
Vi desidererei, uomini
di insulsa nebbia impercettibili intarsi
impronte dei vostri fallimenti
scavate per sempre nella pelle della sabbia,
gambe spezzate o almen ferite
dalle tagliole impietose della mia rabbia.
Ebbra è questa vita meretrice
di false attestazioni di carità cristiana
vi scorgo, non temete, a lucidar con cura
frasi ispide per annientarmi,
risa gracchianti per invertarmi solo,
per farsi beffe e umiliare,
ogni mio timido afflato di volo.
Il mio verseggiare desiderate assiso
sulla sedia dell’odio che vi si conficca
come unghia di visceri banali affamata
nutrimento siete del mio inesausto disprezzarvi,
mai tradir potrete
chi in voi più non s’esercita a credere.


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Poesia scritta il 23/07/2018 - 13:20
Da cristiano comelli
Letta n.930 volte.
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