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Un amore diverso

Pensavo di conoscermi bene, difficilmente mi lascio coinvolgere da situazioni che vanno contro la legge. Un giorno finita una visita in ospedale sbagliai uscita, mi trovai in un corridoio: sentivo come dei lamenti, soffocati…
Non capivo cosa fosse, continuai a seguire quei lamenti finché mi trovai difronte a una stanza enorme. I lamenti erano di bimbi, mi avvicinai alla porta, mi guardai intorno e non cera nessuno: mentre aprivo la porta sentivo, vedevo la sofferenza, la scena era straziante, entrai dentro e quel lamento che non capivo… era quel che restava di un pianto di aiuto. Bambini che non avevano più lacrime, tanto meno il fiato per gridare.
Ho preso in braccio un bambino quello che mi sembrava il più disperato… quello che non aveva più lacrime… i suoi occhi mi chiedevano Amore affetto… con un filo di voce chiamava la mamma mi guardava fisso negli occhi… dentro di me era come un vulcano in piena, le lacrime mi scendevano come fosse un Torrente in piena… è più mi guardava… più mi disperavo perché non potevo portarlo via, si: era questo che volevo fare… ero disperato e consapevole delle conseguenze. Cercai un modo per portarmelo via, ma, aperto la porta mi hanno bloccato. Ho cercato in tutti i modi per convincerli: ha lasciarmelo, il tempo di tranquillizzarlo, di dagli un po’ di affetto…. implorai affinché lo potessi tenere ancora un po’ ma… lo strapparono dalle mie braccia come se fosse un pacco… In quest’arco di tempo, in quel poco tempo che e stato tra le mie braccia: dal suo viso un filo di sorriso era apparso, forse per la prima volta. In poco tempo è arrivata la sicurezza, mi hanno trattenuto fino all’arrivo dei carabinieri. Ho passato.
una notte in caserma, e una diffida. Questa esperienza mi ha segnato, ho visto la cattiveria e l’indifferenza tutelata dalla legge: ho provato in tutti i modi per un affidamento… mai concesso. Dopo qualche giorno sono andato in quell’ospedale: non negli orari di visita ma, dalle ventitré in poi. Mi sono affezionato a quel bambino, lo preso in braccio gli ho dato dell’atte l’ho fatto sentire amato, naturalmente anche ad alcuni dei bambini che erano svegli. Una sera mentre le luci si spegnevano entrai nella stanza presi in braccio il bambino mentre gli stavo dando il latte… una voce nel buio mi dice chi sei? Ormai scoperto non sapevo cosa rispondere… con tono amichevole lei mi dice: è un po’ che ti osservo, ho visto abbastanza per capire il perché quel bambino che hai in braccio è sereno è cresce… a differenza degli altri bambini. Noi non ci siamo mai visti: puoi continuare a dare a dare quell’amore che tanto manca. Lo ringraziata quasi a singhiozzo per quanto ero contento. Con la sua complicità ho potuto abbracciarlo per quasi due anni, dopo di che ho perso totalmente le sue tracce.



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Racconto scritto il 15/01/2015 - 22:26
Da donato mineccia
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