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E intanto fuori piove

Il sole e sparito, rapito da nuvole grigie
mi affretto a rincasare, si sente nell’aria odore di pioggia
che strana estate questa, mi siedo e penso al mio passato
il tempo sì e preso il nero dei miei capelli, e mi ha donato l’argento della vecchiaia
i ricordi mi portano alla mia giovinezza, scalzo a giocare e rotolarmi sull’erba
sentivo il vento scompigliarmi i capelli, e l’odore della terra a primavera
saltavo con i grilli, e correvo dietro alle farfalle
bevevo l’acqua cristallina del fiume, e in esso mi bagnavo
per poi lasciarmi asciugare da uno splendido sole
che al tramonto, lo accompagnavo con lo sguardo fino a vederlo sparire
per poi darle la buonanotte.
camminando per le strade, mentre tornavo a casa
sentivo l’odore del cibo che si espandeva nell’aria da una finestra aperta
la gente seduta fuori casa che faceva comunella chiacchierando del più e del meno
i bimbi che giocavano a nascondino, e le bimbe facendo girotondo, intonavano una cantilena
ma quante belle figlie madama doré, ma quante belle figlie
due cani che abbaiavano, e una signora con una scopa in mano che urlava via! Via!
le campane che suonavano l’ave Maria, mentre da un giradischi a tutto volume
venivano fuori le note di una canzone, e anche la voce di chi l’ascoltava
anche se non intonata, cantava ha squarcia gola, “ Con un bacio piccolissimo”.
Sentivo l’odore acre del mastice usato da un ciabattino che seduto sul gradino della sua bottega
aggiustava una scarpa, chissà quante volte rotta
poi al’improvviso sentivo mia madre, che dalla finestra urlando mi chiamava
“Lilloooooooo arriccoghiti, chi si sta faciennu scuru, Lillooooooooooo”
( Lillo torna a casa che si sta facendo notte.)
Ed io stanco ma felice, correvo verso casa, e aspettavo con ansia le vent’uno
per guardare Carosello, e poi andare a nanna.
che bei tempi che erano, eravamo spensierati, avevamo poco, ma pieni di gioia e voglia di vivere.
e adesso solo tra quattro pareti, passo il tempo a guardare vecchie fotografie, e scrivere poesie
insieme hai miei ricordi e hai fantasmi del passato, e a quelli del domani
e ogni giorno che passa, quel domani si avvicinerà, e sarà sempre più triste
noto con rammarico di come sta cambiando il mondo, ma non in meglio, ma in peggio.
La terra non dà più i suoi frutti, sono cambiate le stagioni
la nuova generazione non conosce la primavera, e nemmeno l’autunno
ma solamente un'unica stagione a volte torrida, a volte gelida
stanno sparendo le campagne di grano dorate
e i prati fioriti, vestiti da mille colori
l’odore della natura, le rondini che danzano nel cielo a primavera
il cantare del gallo che mi sveglia la mattina.
Non vedo più i bimbi che giocano per le strade
che allietavano le mie giornate con le loro grida e i loro sorrisi
adesso sono tutti chiusi nella prigione delle loro case
come automi davanti allo schermo di un computer
non vivono più immersi nella natura, ma in un mondo virtuale
vedono i fiori, ma non ne sentono il profumo
vedono gli animali, ma non ne sentono il loro affetto
vedono e sentono tanta gente, ma non percepiscono il loro calore
il sole sorge e tramonta, ma loro non se ne accorgono
e si perdono la meraviglia e lo stupore di tanta bellezza
mi affaccio alla finestra, e sospiro pensando al mio passato.
E intanto fuori piove.


® Leonardi Calogero (P) MRL 07 – 09 – 2012
Jahweh59@msn.com




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Racconto scritto il 12/09/2012 - 18:06
Da Calogero Leonardi
Letta n.1679 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


racconto molto suggestivo, risveglia ricordi cari anche al mio cuore.

Claretta Frau 13/09/2012 - 11:50

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