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La valle incantata

La valle incantata


Tanti e tanti anni fa, viveva nella città di Caran ,un giovane ottomano di nome Aral. La sua era una vita serena e dedita all’agricoltura. La sua terra era governata da un sovrano, che non era mai contento di ciò che possedeva e ben presto iniziò la conquista dei territori vicini.
In seguito alle Crociate Cristiane, si combatterono “guerre per la fede” , contro gli infedeli. Allora molti musulmani e nomadi turchi , si arruolarono nell’esercito ottomano.
Anche Aral fu chiamato a combattere, perché, nella sua terra, tutti gli uomini erano Guerrieri. Furono guerre cruenti e Aral, mite di carattere, dovette assistere allo sterminio di intere popolazioni.
Intanto l’esercito turco, per conquistare l’occidente, sbarcò a Gallipoli.
Il posto era bello ed Aral stanco di tutte le crudeltà che aveva visto e subito. In una notte senza luna, riempite le bisacce dei suoi pochi averi, decise di tentare la fuga per la libertà. Scivolò attraverso l’accampamento e camminò incessantemente per tutta la notte, protetto dalle tenebre. Non aveva paura, era avvezzo alla solitudine . I suoi amici erano gli animali e il suo unico svago era fischiare e suonare lo zufolo. Ne aveva sempre uno con sè e, nelle notti di malinconia,si appartava e suonava. Le note giungevano sino al cielo e, con gli occhi della mente, rivedeva la sua casa a Caran, rivedeva la sua mamma e piangeva sommessamente.
Le prime luci dell’alba lo sorpresero in una grande radura. Si guardò attorno e vide i dolci declivi delle colline, ulivi con foglie d’argento, rovi di corbezzoli, mirtilli e more e, allo stato brado, un asinello.
Egli era un fante, non un cavaliere, perciò non sapeva cavalcare….ma era amico degli animali… e poi aveva visto domare tanti cavalli… I cavalieri turchi erano bravissimi a domare i cavalli selvatici.Presa una fune, la legò a cappio e si mise a rincorrere l’asino per catturarlo. I suoi sforzi furono inutili, perché l’asino schivò i suoi tiri e scomparve nella sterpaglia.
Aral era stanco: aveva fame, sete e non sapeva come fare. La stanchezza lo vinse e si addormentò sotto un cespuglio di Rosmarino.
Mille occhi lo guardavano, quando finalmente si svegliò. Attorno a lui c’erano scoiattoli, oche, asini, uccelli ed una bella fanciulla con gli occhi corvini. Aral balzò in piedi.Da dove sbucava quella ragazza?
Aveva un’aria serena e, sorridendo offrì al giovane della frutta ed aspettò che si saziasse. Per ringraziarla Aral prese lo zufolo e cominciò a suonare. Come per incanto , la natura intorno si rivestì di fiori e l’asinello trotterellò vicino ad Aral.Ma cosa succedeva? Come poteva capire il linguaggio degli animali e di quella bella fanciulla?
Franca era una fata che, vista la bontà del giovane, aveva voluto aiutarlo. Adesso, però, toccava a lui cavarsela senza magia. Era libero, libero di restare in quella valle incantata o libero di andare via.
- Franca, verrai a trovarmi? Costruirò una casetta e, se vorrai, potrai vivere con me.
La valle era piena di pietre…Quella terra doveva essere bonificata.
Con l’aiuto dell’asinello trasportò migliaia di pietre di tutte le dimensioni, liberando un bel quadrato di terra dai sassi che la rendevano incoltivabile.
Con le pietre costruì una strana casa di forma cilindrica , con un cappello conico di piccole pietre a secco.
Nella sua terra aveva costruito tante capanne col tetto conico di fango. Adesso , a disposizione, aveva solo tante pietre. Si mise in lontananza ed osservò la sua opera…Era perfetta! Mancava un simbolo. Con un po’ di calce disegnò un cuore a significare che il suo era un cuore puro e cercava pace ed amore.
Così andava bene!
Aiutato dall’asino, Aral dissodò la terra , seminò grano saraceno, che aveva portato con sé da Caran e si dedicò a trovare delle pietre adatte per una macina.
Il cielo era sereno, di un azzurro cobalto e le poche nuvole erano bianche e lievi. Si respirava un’aria di pace e di gioia.
Il frastuono delle battaglie era ormai lontano ed il vento portava il profumo del mare. Il biondo grano era pronto per essere falciato. Aral prese lo zufolo e cominciò a suonare una dolce melodia. Al suono di quella musica, come per magia, apparvero in lontananza due giovani accompagnati da due fanciulle. Accanto ad Aral apparve la fata Franca. Sapeva che il cuore del giovane era puro e tutto ciò che aveva realizzato era davvero bello.
In quella valle così laboriosa avrebbero costruito altre case simili a quella costruita da Aral, avrebbero coltivato la terra e prodotto farina di grano saraceno, avrebbero curato gli argentei ulivi, avrebbero allevato asini forti e pazienti e avrebbero vissuto in pace, perché il miglior dono è l’altruismo.
E ancora oggi , in quella valle incantata , si respira un’aria di pace e di solidarietà. Il popolo che l’ha abitata l’ha arricchita di storie d’arte, di musica, di gastronomia, di tradizioni, ma, soprattutto, ha curato il mantenimento di quelle curiose case col tetto conico, facendone il simbolo del territorio.




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Racconto scritto il 29/05/2018 - 11:47
Da Teresa Peluso
Letta n.938 volte.
Voto:
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Commenti


Che bel racconto Teresa!
Mi sono calata nella storia e alla fine la sorpresa, delle famose costruzioni coniche!
Complimenti
Un abbraccio

Grazia Giuliani 30/05/2018 - 13:14

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Certo, Antonio, i trulli, che sono sparpagliati in tutta la valle d'Itria, non solo ad Alberobello.Grazie per il tuo commento. Ricordo che sei stato da giovane nella mia Puglia.

Teresa Peluso 29/05/2018 - 18:34

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Bellissimo racconto molto accattivante.Magari quelli che dici tu si chiamano trulli che io molte volte ho visitato restandone estasiato.

Antonio Girardi 29/05/2018 - 18:20

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Meraviglioso brava

Barbara Loy 29/05/2018 - 15:01

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