Non so gli altri, ma io, ogni tanto, ho dei giorni disordinati.
Di quelli, dove hai tanto da fare e non sai da che parte cominciare. Giorni, dove non ne va bene una e hai voglia di urlare, mollare tutto, e metterti lì seduta, a pensare. Giorni, dove interloquisci con te stessa, perché non hai da mettere in ordine solo fuori, ma soprattutto dentro la testa, e tutto il resto lavare i piatti, rifare i letti, spolverare, caricare la Lavatrice, possono anche andare al diavolo.
Uno sciopero corporale, dove faresti a meno anche di mangiare: se lo stomaco prepotente sindacalista non si rifiutasse di collaborare.
Allora eccoti lì, che per forza maggiore, ti alzi da quella sedia con l’intento di scrollarti di dosso un po’ di torpore e svogliatamente riprendi ad armeggiare, un po’ qui, un po’ là.
In cucina … un sugo veloce: giusto una pastasciutta, perché la ciurma non si accorga del tuo stato d’animo. “ Non hai certo voglia di rispondere alle loro insistenti domande.” Non puoi! Perché anche tu non sai bene la ragione di quello strano malessere. Forse, se non avessi tutto quel gran daffare, potresti startene calma a riflettere, e qualche risposta riusciresti anche a dartela. Intanto, tra queste considerazioni e una rimestata e l’altra al sugo (che altrimenti rischierebbe di attaccarsi) ecco, che ti ritrovi a mangiare disordinatamente, a rimpinzarti di qualsiasi cosa ti capiti sotto mano. Così la sera (oltre a esserti lasciata alle spalle una giornata nera e inconcludente) ti capita anche di sentirti gonfia e avere lo stomaco sottosopra. Rassegnata, ripromettendoti di porvi rimedio, magari il giorno dopo, indossi il pigiama, sorseggi una camomilla, e ti lasci andare mollemente sul lettone, con la speranza che un buon sonno riparatore: cataloghi tutto, rimettendo ordine dentro la tua testa disordinata, e un po’… matta.
Di quelli, dove hai tanto da fare e non sai da che parte cominciare. Giorni, dove non ne va bene una e hai voglia di urlare, mollare tutto, e metterti lì seduta, a pensare. Giorni, dove interloquisci con te stessa, perché non hai da mettere in ordine solo fuori, ma soprattutto dentro la testa, e tutto il resto lavare i piatti, rifare i letti, spolverare, caricare la Lavatrice, possono anche andare al diavolo.
Uno sciopero corporale, dove faresti a meno anche di mangiare: se lo stomaco prepotente sindacalista non si rifiutasse di collaborare.
Allora eccoti lì, che per forza maggiore, ti alzi da quella sedia con l’intento di scrollarti di dosso un po’ di torpore e svogliatamente riprendi ad armeggiare, un po’ qui, un po’ là.
In cucina … un sugo veloce: giusto una pastasciutta, perché la ciurma non si accorga del tuo stato d’animo. “ Non hai certo voglia di rispondere alle loro insistenti domande.” Non puoi! Perché anche tu non sai bene la ragione di quello strano malessere. Forse, se non avessi tutto quel gran daffare, potresti startene calma a riflettere, e qualche risposta riusciresti anche a dartela. Intanto, tra queste considerazioni e una rimestata e l’altra al sugo (che altrimenti rischierebbe di attaccarsi) ecco, che ti ritrovi a mangiare disordinatamente, a rimpinzarti di qualsiasi cosa ti capiti sotto mano. Così la sera (oltre a esserti lasciata alle spalle una giornata nera e inconcludente) ti capita anche di sentirti gonfia e avere lo stomaco sottosopra. Rassegnata, ripromettendoti di porvi rimedio, magari il giorno dopo, indossi il pigiama, sorseggi una camomilla, e ti lasci andare mollemente sul lettone, con la speranza che un buon sonno riparatore: cataloghi tutto, rimettendo ordine dentro la tua testa disordinata, e un po’… matta.
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Commenti
Io...credo di essere la regina del "regno dei giorni disordinati"!!.. E ti ringrazio per questa definizione, che non mi era mai venuta in mente: è decisamente azzeccata e me ne impossesserò, nel frattempo sempre ...tentando di "fare ordine"!
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Grazie Sergio per aver letto e commentato. La punteggiatura per me è purtroppo un brutto neo che non riesco a cancellare.Vero che il cosidetto racconto non è un racconto,era però grande la voglia di scrivere e non avevo dove inserirlo. Ciao, se ti va, alla prossima. 
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A parte una rilettura per mettere a posto la punteggiatura, il testo è scorrevole e riesce a mettere insieme i diversi stati d'animo della protagonista. Manca però la storia, ciò che caratterizza un racconto, per cui credo che questo brano si identifichi più alla pagina di un diario, arricchendone, con particolare capacità narrativa, la funzione di intimo sfogo.
Un saluto.
Un saluto.
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