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Quell’espressione di chi ha letto Il Gattopardo e l’ha capito

Avrei dovuto capirlo fin da che giocavo gattoni con il mio gattiger insieme al nostro supergattone Neve. Papà metteva il costume giallo-grigio con la scritta C.F.S. da supereroe e alle prime luci usciva con un bacio e il passo lieve… per non svegliare me e la mamma, gatton gattoni fino al gatto delle nevi. Lo seguiva Neve con agilità gattesca fin nel vialetto per guardarlo andare via. Poi rientrava dalla gattaiola.
Un fragore come di saracinesca ci svegliò una mattina… un trapestio, e da quel giorno non rientrò.
Non sapemmo mai, ma il rigattiere in fondo alla strada giù all’angolo con Piazzetta Gattamelata
non mostrò più da allora in vetrina la sua preziosa mazzagatto sabauda a due canne.
Stavamo in alloggio da un ex gendarme al servizio di un magistrato, finito in gattabuia, un bugigattolo, ma poi papà fu trasferito tra Gattinara e Gattico.
E mi regalò gatto Mammone, spaventoso! Perché spelacchiato e monocolo, ma un gattino tanto
dolce da render gattofilo anche il più elurofobico acrimonioso.
Qui abitavamo in una vecchia casa vicino a un prato di gattaie… quanti calci al pallone e pisolini all’ombra del grande gattice. E quanti tamagotchi ho fatto morire con i miei modi adagini…
Stavamo proprio bene, ma poi un giorno il capogatto di mamma!
E la lunga degenza in ospedale. Anche lei non è più rientrata.
A papà offrirono il distaccamento a Lampedusa come ufficiale. Mi piacevano sia i gattinaresi
che i gatticesi, così restai in vicolo Gatto.
Anche perché m’ero fatto degli amici e andavo al liceo “Giuseppe Tomasi”.
Poi conobbi la tua mamma in ferie a Gatteo Mare, e vi piantammo radici.
Gatto Mammone si trasferì dal nonno perché lei soffriva di ailurofobia. Ma era anche una
gattamorta, e una notte aggattonando ci lasciò da soli…
Ma oramai siamo gatteesi tu ed io. Ricordo ancora quegli occhi color laguna da gatta ci cova quando vide l’occhio di gatto col suo gatteggiamento, che le donai.
Ma tanto va la gatta al lardo che il mattino dopo non trovai più le sue cose. Avrei dovuto intuire, come ogni bagatto anche se solo degli arcani minori del destino, che soffriva di gattipardismo, oppure no... dal primo giorno. Dal long playng di Gatto Panceri nel giradischi alle hit parade di Oscar su musicassetta nel walkman.



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Racconto scritto il 16/10/2019 - 18:41
Da Mirko D. Mastro
Letta n.887 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Affronti qualsiasi argomento con scioltezza di linguaggio e proprietà notevoli di scrittura. Racconto molto bello.

Antonio Girardi 18/10/2019 - 10:53

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Bella novità, letta con piacere ed apprezzata.

Ernesto D'Onise 17/10/2019 - 19:18

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Un genere nuovo, diverso per te...ma sono convinta che tu possa scrivere di svariati generi...
Originale, letto con molto piacere

Grazia Giuliani 17/10/2019 - 13:40

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Bello...oltretutto mi hai fatto venire voglia di sentire gatto Panceri e sono andato su You tube ad ascoltare " Un qualunque posto fuori o dentro di te ". Ciao.

Giacomo C. Collins 16/10/2019 - 20:41

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Favoloso... letto con vero piacere!

Margherita Pisano 16/10/2019 - 20:35

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