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Scriveva Federigo Tozzi, nel secolo scorso, che l’unico modo per lenire le angosce dell’uomo è scrivere… ma scrivere in merito a cosa? Come si possono descrivere i moti interiori che animano e accendono furiosamente il mio cuore ammalato? Come intendere le piaghe atrofizzate che si annidano nel profondo della mia anima? Non ci sono parole adeguate, ogni tentativo di rendere partecipi le persone che amo di quello che sta dentro di me è vano, come è vano cercare di spegnere una brace scoppiettante che toglie il respiro con una semplice tazzina da caffè contenente un po’ di acqua. Non ci sono che respiri e sguardi intimi di un’unica verità che si mostra parziale agli occhi di un osservatore. E lacrime che colano come trucco sporco sulle guance molli di dolore. E pieghe delle labbra e gemiti sommessi che implorano aiuto, coraggio qualcuno mi aiuti, ci aiuti, a noi uomini, tutti tragicamente destinati a soffrire. Non resta che il silenzio, unica vera voce di un'anima straziata e rassegnata.



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Racconto scritto il 27/12/2022 - 21:48
Da Lucia Frore
Letta n.367 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Una toccante riflessione sul dolore, a pochi è concesso capire, non resta che il silenzio... Ciao Lucia un abbraccio

Margherita Pisano 29/12/2022 - 08:27

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