INCIPIT (un personaggio entra in azione)
Le istruzioni sono:
Prosegui la narrazione partendo da questo incipit: "Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine."
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine."
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Su e giù per Valli
Là ai “Castellani”, le montagne si staccano dai verdi prati e la quiete che si respira ti appaga l’animo.
Nelle passeggiate, su e giù per piccole e grandi contrade, per irti sentieri e verdi prati,
l’odore della fatica si fonde con l’odore dell’erba, della terra, ma poi la vista di siffatti paesaggi, ti ripaga e ti ristora!
L’acqua che incontri, a volte nervosa, a volte canterina, quando si fa cheta, mani di bimbi l’accarezzano.
… E poi il suono delle campane rompe il silenzio!
E incontri pietre, ruderi che ti dicono che lì c’era vita, che poi si è spostata altrove, lasciando che i rovi prendessero il posto dei gerani.
Con queste poche strofe, siamo arrivati in contrà “Sega”. Il grande palazzo dei magliari è muto da tanto tempo, ma se chiudi gli occhi, ecco il rumore del maglio si fa sentire e voci si odono e le case si animano e la vita riprende con i suoi sorrisi, con le sue lacrime;
bimbi vocianti, vecchi rugosi, donne stanche, uomini dalle mani callose, ragazze che sognano l’amore e giovanotti che forse guardano all’America…
E camminando, camminando siamo arrivati in contrà “Bariola”. Là le vecchie case non hanno rovi, bensì tendine alle finestre ed a Natale si animano, manichini semoventi fanno rivivere il tempo che fu;
e le emozioni si sommano ad altre emozioni! La “Sacra Famiglia” è una ”nostra sacra famiglia” e poi la vita sembra ritornata tra quelle vecchie mura e quello che vedi ti rimanda a racconti lontani che la frenesia dei nostri giorni sembra aver cancellato.
Il mio sguardo va una finestrella, è la stalla ed il Mattio sta con gesti arcaici, mungendo la sua vacca;
poi porterà il latte caldo e profumato di erbe alpine, ai suoi bambini.
Mi giro e le faville del focolare mi creano altre suggestioni, ma non c’è tempo è ora di andare…
Nelle passeggiate, su e giù per piccole e grandi contrade, per irti sentieri e verdi prati,
l’odore della fatica si fonde con l’odore dell’erba, della terra, ma poi la vista di siffatti paesaggi, ti ripaga e ti ristora!
L’acqua che incontri, a volte nervosa, a volte canterina, quando si fa cheta, mani di bimbi l’accarezzano.
… E poi il suono delle campane rompe il silenzio!
E incontri pietre, ruderi che ti dicono che lì c’era vita, che poi si è spostata altrove, lasciando che i rovi prendessero il posto dei gerani.
Con queste poche strofe, siamo arrivati in contrà “Sega”. Il grande palazzo dei magliari è muto da tanto tempo, ma se chiudi gli occhi, ecco il rumore del maglio si fa sentire e voci si odono e le case si animano e la vita riprende con i suoi sorrisi, con le sue lacrime;
bimbi vocianti, vecchi rugosi, donne stanche, uomini dalle mani callose, ragazze che sognano l’amore e giovanotti che forse guardano all’America…
E camminando, camminando siamo arrivati in contrà “Bariola”. Là le vecchie case non hanno rovi, bensì tendine alle finestre ed a Natale si animano, manichini semoventi fanno rivivere il tempo che fu;
e le emozioni si sommano ad altre emozioni! La “Sacra Famiglia” è una ”nostra sacra famiglia” e poi la vita sembra ritornata tra quelle vecchie mura e quello che vedi ti rimanda a racconti lontani che la frenesia dei nostri giorni sembra aver cancellato.
Il mio sguardo va una finestrella, è la stalla ed il Mattio sta con gesti arcaici, mungendo la sua vacca;
poi porterà il latte caldo e profumato di erbe alpine, ai suoi bambini.
Mi giro e le faville del focolare mi creano altre suggestioni, ma non c’è tempo è ora di andare…
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Da Ivana Piazza
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Commenti
Suggestivo... molto bello. Letto per puro caso. Complimenti! 
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