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Simulazione

Moderni suoni lambivano i tavoli quadrati di quel bar,
ostello del pensiero,
rifugio dell'eternità.


Erano momenti nuovi
che mi atterrivano
che mi rendevano estraneo
in quel loculo morente della vita.


Non sapevo districarmi da quel labirinto di tavoli e sedie
di persone troppo comuni,


lascivi esseri dal senno scomposto in troppi frammenti
perché io possa comprenderli,
perché io possa accettarli
nella logica esilarante
che mi sono costruito su di colui che vive.


La morigeratezza che avevo perseguito
era per me sinonimo di una forza essenziale,
inscindibile dal sublime


unica via attraverso cui si può fuggire dell'ipocrisia del vivere,
triste suicidio del non lasciarsi morire.




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Poesia scritta il 11/07/2020 - 17:50
Da giuseppe trucchia
Letta n.692 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Bellissima
Senza parole

laisa azzurra 12/07/2020 - 18:55

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