Aquila bianca
dipingeva le torri e i campanili.
Il fiume lemme fluiva,
frenato dall'acqua ghiacciata.
Il vento correva fischiando
tra gli alberi della montagna.
«Possibile non ci siano pensieri
che non sono già stati?» si chiese.
Poi, lo sguardo volse intorno,
spiegò le sue ali,
e volò verso altri orizzonti,
per scoprire cosa ci fosse
al di là delle domande senza risposte.
Mille e ancora mille frontiere,
mille e ancora mille porti,
si lasciò alle spalle
per trovare qualcosa
che valesse quel viaggio.
Infine, arrivò al confine ultimo,
un poco prima di quel vuoto
che non è adatto al volo,
dove si fermò a prendere respiro
dalla fatica che aveva addosso.
Venere lasciava il mattino
e l'aurora si vestiva di arancione,
quando sul bordo estremo
che separa l'astratto dal concreto,
vide un'aquila bianca,
con gli artigli chiusi
e il becco senza fame,
aiutare un cucciolo di pecora
a oltrepassare un torrente.
«Dunque, si può avere
un agire diverso
da quello che si pensa natura insegni!»
Si disse, riaprendo le ali
per tornare al punto di partenza
con quel tesoro di conoscenza,
ma la nebbia, all'improvviso,
apparve ad accecar la vista.
«In fondo, l'aquila bianca
è un pensiero che trova
chi cercarlo vuole» pensò,
mentre il vuoto risucchiava
senza altra sorte
che quella di far cadere in basso,
dove non c'era scala per riportarsi in alto.
Intanto, l'autunno spogliava i rami,
sperando che nascessero fiori nuovi.
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Contento per il plauso.
realtà in cui il mondo animal-umano non ha bisogno in modo consapevole di ricorrere alla violenza per vivere e per sopravvivere.