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TROPPO VICINI, TROPPO LONTANI (Il Ragazzo Venuto dal Grano) PRIMA PARTE

All'Amico che non conoscerò mai –
Questa è una storia vera, più vera che storia, costata al protagonista circa 3 anni della propria esistenza. Questo è il sacrificio, la rinuncia, il tempo ma anche la gioia e l'emozione che ha consumato per un Amico che non conoscerà mai.
E' una storia questa come tante altre, ricca di sentimento, amore ma anche di sofferenza e dolore. E come ogni storia, non può avere un inizio, tanto meno una vera fine, proprio perchè tutti i personaggi narrati già esistevano prima ancora che cominciasse, così come i luoghi, le mete raggiunte e la solitudine che tanto li affliggeva. Diciamo piuttosto che ha incominciato, ad un certo punto, a prendere coscienza.
E se lo ricordava bene Pietro, in quella noiosissima domenica di fine estate, l'ultima di settembre quando, in giro a zonzo in bicicletta – col caldo che faceva – lo vide in fondo alla strada, davanti a sé, anche lui in bici, sfrecciare all'incrocio da sinistra verso destra a tutta birra. “No oggi no. Questa volta no!”
Era la domenica 28 settembre 2014. Pietro uscì di casa, mezz'ora prima del solito, per la sua solita passeggiata pomeridiana. Erano le 15.45. Offuscato dai pensieri un po' repressi e dal caldo ancora persistente, dopo un paio di isolati fin troppo desolati, vide un ragazzo in bicicletta passargli davanti ad alta velocità, all'altezza della chiesetta della Madonna del paesino, all'incrocio delle scuole medie. Benchè fosse distante un centinaio di metri dall'incrocio, e la malavoglia per il caldo e la stanchezza, decise lo stesso di seguirlo, questo ragazzo apparso all'improvviso, mai visto prima, “caduto dal Cielo”, di media altezza, cespuglio in testa – tanto che gli pareva il figlio di Maurizio Vandelli – biondo paglierino, smilzo e in infradito, su di una bici verde chiaro e tutta scassata. E sotto le notte di “In The Middle of The Night”, di Billy Joel, lo seguì fin oltre il paese. A vederlo così, in canotta e pantaloncini, pareva andasse in piscina, giù nella città, e invece proseguì oltre dirigendosi presso il Liceo, facendosi aspettare da un paio di amici per poi costeggiarsi al fiume che attraversava la città, arrivando fino al parcheggio del parco – era la festa dei Boy-Scout. Vedendolo legare la bicicletta, aspettò che si allontanasse da essa per poi avvicinarsi: aveva intenzione di appiccicargli un bigliettino con scritto il proprio numero di telefono, ma non aveva carta e penna ne un nastro adesivo. Così, sfruttando quanto scritto su un libro di para-psicologia letto in primavera, “I Poteri della Mente”, fissò la bici in modo ossessivo impugnando la sella e ripetendo la frase “Ti rivedrò presto, sappi questo, ti rivedrò molto presto, te lo prometto!” e se ne andò per non rinunciare alla passeggiata domenicale ritornando al paesino natale.
Il sabato successivo, quello del 4 ottobre 2014, Pietro fu invitato a casa del suo amico di vecchia data e compaesano, Francesco, e doveva rimanerci fino alle 22, perchè poi sarebbe stato invitato ai saluti di un suo compagno delle superiori, GianPaolo, in partenza per l'Irlanda. Fu sorpreso, nel pomeriggio di quello stesso giorno, a ricevere ben 2 inviti per la sera. Non gli era mai successo, non avendo molti giri. All'ultimo, con un sms, annullò l'invito al pub e rimase a casa di Francesco, ereditata da suo nonno scomparso qualche mese prima, a 5km dalla città e dal loro paesino natale. E in quell'occasione, la sua permanenza si inoltrò fino a notte fonda, a causa di uno speciale in tv su Giuni Russo, cantante preferita di Pietro. Era la 1 e 19 del mattino quando, fermo al semaforo rosso sul viale di ritorno, all'altezza dell'ospedale vecchio della città, vide passare davanti a sé, sempre da sinistra verso destra in direzione del paesino, lo stesso ragazzo che vide la domenica prima, il “Vandelli Junior”, sempre in bici ma questa volta in compagnia probabilmente di sua madre, motivo per cui, nel panico emozionale, indeciso se abbassare il finestrino o suonargli il clacson, optò per il silenzio, inseguendolo. Che strano, si disse, voleva girare prima, all'incrocio precedente, quello della strada statale, evitando quindi quel semaforo, e invece avanzò lo stesso, perfettamente conscio sul fatto che ci avrebbe messo qualche minuto di più, prolungando la strada verso casa. “Che fatica la vita da stalker!” polemizzò Pietro, certamente ironizzando. Ma la sorpresa arrivò pochi minuti dopo, dall'altra parte del paesino, quando si accorse, inseguendolo poco a poco in macchina, che il ragazzo abitava a pochissime centinaia di metri da lui, di poche vie più avanti alla sua, lungo la pista ciclabile che attraversava la periferia. Anche se sorpreso e meravigliato, pensò che fosse meglio lasciarlo perdere per un po', che intanto prima o presto l'avrebbe certamente rivisto. Sul finire del mese si domandò comunque se avrebbe frequentato il famoso Luna-Park della città, per la festa del primo di novembre, l'ognissanti, che ricorre tradizionalmente ogni anno per le 2 settimane a cavallo tra ottobre-novembre.
Sul finire dell'anno, precisamente lunedì 29 dicembre, a casa in ferie per il ponte, appena uscito dalla chiesa parrocchiale durante la sua solita passeggiata pomeridiana, chiedendo al Signore perchè all'età ormai adulta di 23 anni non avesse ancora veri Amici (tenendo presente che non era ancora stato invitato ad alcuna festa di fine anno – e che l'avrebbe passata solo!), lo rivide ancora, e ancora all'altezza delle medie, come la prima volta, sbucato all'improvviso, come per incanto, sempre in bici e in compagnia di sua madre – over and over again! Ricorda Pietro di averlo visto questa volta con un bel pacco regalo pendente al manubrio – segno di festa! Lo seguì in fissa, quasi stento a crederci, vedendolo attraversare l'angolo esterno della palestra, sulla pista ciclabile che portava all'ingresso delle medie. Sì era proprio lui: smilzo, sempre cappellone – come gli avrebbero detto i suoi vecchi compagni di scuola, ai tempi della permanente “cagatore impagliato”, sempre in infradito (in dicembre!). Da matti – ma questo mi piace, è mio – si disse! Essendo a piedi poté semplicemente inseguirlo con lo sguardo, attonito, mentre il suo, quello del Vandelli Junior, marcato, ipersviluppato. Tentò invano di seguirlo, come il protagonista de “Le Ultime dal Cielo” perchè gli balenò: Tu che cosa avresti fatto col giornale del giorno dopo?
Dopo l'ultimo dell'anno, disastroso – passato da solo, Pietro decise di dare una svolta a questa storia. Nonostante la Promessa di non cercarlo virtualmente, pensò male di riaprire lo schedario moderno per eccellenza, Facebook, ricordando quella festa dei Boy-Scout di fine estate. Questo non prima di essere andato direttamente a casa sua: ricordando l'indirizzo di casa, poco distante dalla sua, la sera del 4 gennaio del nuovo anno, poco prima di cena, camuffato con gli occhiali da sole e la sciarpa fin sopra alla bocca, prese nota di tutti i cognomi presenti nel citofono del cancellato di quelle “case d'una volta”. Bianchi, Raimondi, Proverbio, Russo... l'ago in un pagliaio! Si disse brontolando Pietro poi in una tavola calda della città. Cercando la sera dell'epifania l'evento dei Boy-Scout, unica pista che aveva a disposizione, saltò fuori “Noemi – gran bel nome!” ma in questo contatto, tra le fotografie del Luna-Park, si intravedeva anche Lui – Valerio! “Mi fermo più volte a guardarti coi miei occhi di ragazzo invecchiato, Valery-Valery.” Ricordando una vecchia canzone di Alfredo Cohen. Come di una favola, piena di romanticismo e sentimento, arrivarono ben presto anche i dolori, perchè quella stessa sera, fece il tragico errore di contattarlo raccontandogli accuratamente ogni dettaglio della sua ricerca – che atrocità! E sempre per incanto, tutta la magia che si era creata svanì così, all'improvviso. Un disastro! “Valery”, turbato, ordinò subito di non seguirlo più, di non ricontattarlo e di dimenticarlo subito. Le cose del resto, devono accadere per caso, gli commentò per chiudere la discussione. Sul finire del mese Pietro incominciò a frequentare un locale alla periferia della città, dove sapeva, tramite le fotografie, che Valery ci aveva messo piede (…)
Sabato 28 febbraio, in una splendida giornata di sole, Pietro pensò bene di uscire a prendere i pasticcini che avrebbe portato la sera invitato a casa di una sua ex collega di lavoro, Marta. Era abitudine del ragazzo portare in casa d'altri un dolce, in segno di gratitudine e pace. Anziché andarci di pomeriggio, optò per la mattina, durante gli studi in musica, come pausa, uscendo di casa alle 11. Sul viale del paese lo rivide sbucando ad un incrocio per inserirsi sulla pista ciclabile, in direzione di casa, probabilmente ritornando dal Liceo della città che frequentava. Sempre in preda al panico, prese in sé e in fretta i suoi sensi e non ritardò a suonargli il clacson, immediato e di sicuro effetto, salutandosi a vicenda. Che emozione per Pietro vedergli alzare la mano, il giusto gesto dell'Amicizia, come riparo al danno che sempre in molti commetto: quello del parlar troppo. Ma si trattò banalmente di un gesto automatico: Valery rispose per inerzia al semplice saluto di uno sconosciuto – Ciao, ma chi cazzo sei?
Arrivò l'estate quando Pietro decise, sapendo che sarebbe stato il suo ultimo anno delle superiori, prima di accedere alle lingue straniere e che da lì a poco avrebbe dato gli esami, di entrare al Liceo per vedere i tabulati degli alunni ammessi e o respinti. In un pomeriggio qualunque a scuola già finita, dopo il lavoro, prese la bici e si diresse nel suo vecchio istituto frequentato. E camuffato con i suoi soliti occhiali da sole sfumati, vi entrò. Ci vollero più di venti minuti al nostro ragazzo per individuare bene il suo nome, fra le tante classi, sezioni e indirizzi di studio. Boccaccio Valerio – che nome ducale o meglio, poetico! 5°G secondo in lista. Unico maschio presente in classe. Don Giovanni il nostro Amico! Ironizzò Pietro. Dopo qualche giorno gli mandò un messaggio d'auguri per l'orale, che avrebbe avuto in data 8 luglio. Al lavoro, passò quel mercoledì mattina – giorno dell'esame – a pensare a lui, a quei momenti sì di tensione ma anche di gioia ed euforia, in compagnia, levandosi definitivamente un grande peso addosso, ripensando certamente anche ai suoi, di un tempo passato e che non sarebbe mai più ritornato. Anche Pietro doveva pur mantenersi alta la vita, nonostante la monotonia dei giorni che passavano chiuso in una cucina di un qualunque ristorante, e la memoria dei suoi tempi di gloria lo teneva lucido, e pieno di sé. Sabato 11 luglio andò a vederne i risultati – 82 centesimi “Complimenti, Amico mio!” commentò Pietro, pensando all'anno di successo di Giuni Russo, ad “Un'Estate al Mare”. E che voglia di andarci con qualcuno, perchè no – con lui, in “stile balneare”, dimenticando le gomme d'automobili... Gli inviò un messaggio di complimenti – glielo doveva, ma quando uscì dall'Istituto, eccolo che se lo ritrova dritto davanti a sé, in compagnia di Noemi. Panico! Allora Pietro, in preda all'ansia, beccò due bidelle di mezza età che parlavano da parte alla porta d'entrata, sull'esterno, e ad una di quelle gli sfilò il giornale dall'ascella a mò di baguette con un scioglilingua “Posso avere il vostro giornale – grazie – salve!” senza neanche aspettar risposta per poi buttarselo in faccia, aperto, senza essere quindi notato. Salvo! “Per un pelo!” si disse, ancora agitato, fuori dalla cancellata, per la strada.
Passa le vacanze solo nella capitale, passando prima per i cipressi di Bolgheri, alti e schietti, che dalla frazione di San Guido vanno in duplice filar, per rivedere un suo caro amico artista compaesano, ex-collaboratore di Franco Battiato, che in quella fresca sera di mezza estate gli rivelerà e gli confermerà i poteri telepatici, proprio quelli descritti in “Shining”, così come nel libro che aveva letto l'anno precedente, sulla luccicanza. Nella seconda metà di agosto, durante una navigazione in internet senza una vera destinazione, Pietro si accorse che Valery era iscritto in un sito di scrittori e poeti novelli, dove ebbe modo non solo di leggere i suoi racconti, ma anche la pagina personale, quella dell'autobiografia, confermando così la sua abitudine di girare in infradito, l'odio per i parrucchieri, la passione degli spazi aperti, le biciclettate e quella strana fissa per gli alberi, le foglie, e gli orti – particolare che non gli era affatto sfuggito, vedendolo fermarsi spesso, già dalla prima volta, davanti alla natura. Dedusse quindi la passione in comune per l'arte, in particolare per le parole. Lui, Pietro, quelle per la musica, le canzoni, Valery invece per i racconti, la prosa – più libertino o meglio, “altro libertino”! Preso nuovamente dall'emozione, questa volta per gioia, decise di ricontattarlo inutilmente, perchè gli rispose ancora in modo scontroso. A Valery non importava niente di Pietro, ma lui non demorse. La manaccia di una probabile denuncia per stalking arrivò il giorno dopo la festa della città, in data 29 agosto. La sera prima durante una manovra azzardata ad un incrocio, per poco non prendeva in pieno la sua migliore amica, la Boy-Scout, Noemi, che stava attraversando la strada per dirigersi alla festa, e per sdrammatizzare lo scampato incidente abbassò il finestrino salutandola ironicamente e chiedendogli di salutargli Valerio che lo contattò furibondo il giorno dopo, sabato, minacciandolo di smetterla perchè altrimenti avrebbe informato le autorità. Non avendo altra scelta, Pietro dovette fare marcia indietro e decise di non tampinarlo più – almeno per un po'.
Arrivò il Natale, quello del 2015, e pensò questa volta bene di scusarsi per tutti i disastri combinati – in buona fede – lasciandogli un piccolo pensiero davanti al portone di casa. Allora la notte della Vigilia, il 23 sera, gli lasciò sotto-casa, sapendo la sua passione per la natura, una gran bel vaso di Ciclamini bianchi, in segno di Pace, e naturalmente la sua abitudine di regalare dolci, questa volta con un bel cesto di Natale, con pandoro, panettone, cioccolata, mandorle e torrone. Nei Ciclamini aggiunse una busta anonima con scritto “Se ci sarà un'altra vita, fatti riconoscere offrendomi un Ciclamino! Scusa per tutto, in Amicizia – il Santo” come piaceva firmarsi, riferendosi alla serie con Sir Roger Moore. Il ringraziamento arrivò, sì certo, durante il pranzo del 25, con un commovente messaggio di gratitudine. Come si dice, “E' Natale per tutti!”.
Era una fortuna che Francesco avesse ereditato la casa di suo nonno, così poterono parlare da soli e in tutta tranquillità di questo Valerio, rinchiusi esattamente come quel sabato 4 ottobre nel cucinotto “di una volta” a mangiare la loro margherita d'asporto, in quel freddo sabato sera di gennaio del nuovo anno. Gli mostrò le sue immagini da Facebook, come era abitudine fare anche a casa della sua ex-collega Marta – seduti sul divano col portatile alle gambe per spettegolare, raccontandogli tutti gli avvistamenti e le coincidenze di questo “caso”. Ma anche Francesco si mostrò scettico delle teorie sulle coincidenze a-casuali che Pietro aveva non solo letto dai testi di Jung raccolti in diversi libri di para-psicologia, ma in parte vissuto! Anche lui riteneva che si trattassero solo di pura coincidenza – nulla si può legare se si abita così vicini e si pensa a concetti d'altro mondo...
(FINE PRIMA PARTE)



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Racconto scritto il 14/06/2017 - 21:44
Da Pietro Valli
Letta n.1126 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


molto ben composto lettura scorrevole

GIANCARLO "LUPO" POETA DELL 15/06/2017 - 11:44

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Complimenti! Attendo il seguito.

Giulia Bellucci 15/06/2017 - 09:37

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