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L’Alba dell’Angelo- § quattuor

Il Signore di Desolazione


Sospeso ai versi del barbagianni, un codibugnoli trasferisce a isolotti e scogli tutt’intorno che le bugie non sono sempre a disposizione di chiunque.
Una schiera di angeli caduti e di uomini all’alba procederà tra luoghi isolati nelle terre australi e antartiche delle Isole Kerguelen sotto la guida di quel Signore la cui penna trafigge più della lancia che domina il suo nome.


-Tu narrerai le gesta di uomini ed angeli, autore. Questo vuole da te Samaèl- toccandosi le articolazioni dolenti, il vecchio, al cospetto dell’età.


Quale luogo migliore di una terra quasi impossibile da raggiungere e con un clima inclemente per ammaestrare particolari soldati nell’attesa del giorno dell’ascesa al trono di Poèsia?
Qui tutto l’anno è plumbeo, spesso nevoso. Il vento gelido è di quelli che tagliano la faccia, e anche in estate le temperature che si attestano attorno ai dieci gradi rendono quest'isola remota e desolata. Ai confini del mondo.
Il suono raschiante delle lame si mescola a quello dell’Oceano Indiano che spazza l’arenile.
Agli ordini dell’Alto Spirito Sachiel si addestra con la spada il dominatore dei venti Arael, l’angelo capace di interferire con la mente umana. Con lui l’angelo Armisael che provoca la morte degli infermi per liberarli dalle loro sofferenze. E governa l’acqua trasmettendo in essa la morte, e usandola come contaminazione della malattia finale.
La lancia di luce e fuoco di Sachiel incrocia quella di Tabris, figlio di Lilith.
Sachiel, uno dei due angeli cherubini posti alla difesa del Giardino dell'Eden, decaduto e ora agli ordini del Signore del Rigo di Kerguelen, è pressochè invincibile: non può volare ma spiccare balzi lunghi, ed è in grado di rigenerarsi e al contempo di migliorarsi dai danni subiti.
Quest’isola desolata su cui non cresce nemmeno un albero, dove vivono solo leoni marini, è lo specchio dell’animo del suo Signore. Nella battaglia alle Porte del Paradiso, nel tentativo di recuperare le Pietre dell’Angelo qualcosa si ruppe dentro il suo cuore permettendo alle tenebre di consumarlo.


“Scavano senza licenza (…) gli anfratti dell’anima palesando fibre di emozioni macellate nel vortice dei sentimenti. Come farfalle sopra le rose mai colte e su peccati confessati dentro armadi di orgogli futili”.


-Alle porte di Poèsia avverrà ciò che da tempo è scritto- riprende a fatica il vecchio -se il prescelto non restituirà musica alla pioggia: il Signore di Desolazione stringerà un’alleanza col Signore di Raja Ampat, sulla stretta di mano tra la Signora degli Inferi Lilith e l’angelo caduto Sachiel per la dominazione sulle terre degli uomini sino alle colline delle Quattro Lettere.
Confusione e tormento strizzeranno le anime delle genti, ingarbuglieranno le menti in inutili disquisizioni irriguardose tanto per dire qualcosa se benediranno questo accordo gli altri Signori del Rigo. Se l’intelletto degli altri Alti Spiriti arriverà a ritenere quest’alleanza degna di poesie da scrivere.
Rilucono con il temporale sulla tavola le due pietre oscure, offuscate del loro potere angelico dalle grida degli angeli rimasti sul campo di battaglia.



Dai restanti sette Luoghi del mondo drappelli di uomini e creature celesti muovono verso il regno di Hadrianus il Pacifico.
L’anziano sovrano sta seduto sotto il grande Albero della Scrittura con le mani nelle tasche, tra i capelli argentati pesano pensieri. Si sente il pennino di una Musa…
…annegato nel calamaio


Arrivai in questo luogo
per sfuggire agli occhi
di una donna
che non conosco.
Sono la memoria di un viso sbiadito,
così celestiale da dover avere di diritto
un posto sulle colline delle
Quattro Lettere, non questo chiostro.
Se non fosse stato cagione dell’invidia
degli angeli, mentre su questa terra
non trova epiteti quanto basta soavi
per narrarlo la penna tra le mie dita.
Sono qui da così tanto tempo
che non so dire cosa sia
lirismo,
e quale la mia vita.


Il ricordo annebbiato dei
capelli di lei che gli accarezzano
la mente, ha il sapore di perifrasi.
Non giacque mai al suo fianco,
ma nei suoi carmi lei
seppe toccare le corde dell’estasi.
Divenne quel pensiero maleducato
che si infila dappertutto,
che porta fin sull’orlo di impazzire.
Fecero l’amore nei suoi versi.
E quando lei tacque,
per un breve attimo si sentì morire.




in calce: Il Signore del Rigo delle Kerguelen è depositario del bisillabo e del verso dei rapaci



“…” alcuni versi dell’opera Amo la poesia dell’autore A. Girardi




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Racconto scritto il 15/04/2023 - 13:07
Da Mirko D. Mastro
Letta n.215 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Grazie... anche dal Signore del bisillabo

Mirko D. Mastro 17/04/2023 - 11:50

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Una penna nata per le fiabe ...

Maria Luisa Bandiera 17/04/2023 - 08:34

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Leggere testi come questo è cose essere catapultati in un mondo fatto di Angeli e di magie create da una penna che si nutre di un inchiostro speciale di nome: Mirko. Brrrrrravissssimo!

santa scardino 15/04/2023 - 22:01

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Particolarissimo anche questo capitolo. La parte in versi è magia! Complimentissimi, Mastro Poeta!

Marina Assanti 15/04/2023 - 21:28

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Non so cosa sia la mia vita, dici, eppure di lirica è piena e poesia al profumo di gigli e nasturzi, nati tutto l'anno sotto la sabbia, o la neve, sei come il vento che scompiglia i capelli e porta in giro i cappelli, quando ti si legge è stare al luna park della nostra esistenza. Che non chiuda mai i suoi bianchi cancelli. Grazie ancora una volta Autore.

Anna Cenni 15/04/2023 - 15:54

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