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Il carcerato

Era rinchiuso in una cella d'isolamento e guardava con disperazione il soffitto grigio e anonimo . I muri erano spessi e la porta blindata aveva uno spioncino nel mezzo.
Lì non filtrava alcun rumore, come se tutto il mondo fosse ovattato e la neve avesse ricoperto col suo manto candido tutti gli odori e i rumori della terra .L'unico rumore che scoppiava in testa, era il battito assordante del suo cuore. Batteva all'impazzata e l'angoscia gli attanagliava la mente.
Ormai erano trascorse diverse ore e nessuno veniva a prenderlo, perché il giudice potesse interrogarlo .Ma che ora era? Gli avevano tolto l'orologio, il telefono,la cintura, i documenti ... persino una lettera che sua madre gli aveva scritto tempo addietro e che portava sempre con sé.
Una branda in un angolo e un Vespasiano all'altro angolo...uno spazio limitato... Misurò mentalmente l'ampiezza di quella cella... Poteva essere una piccola stanza di m. 2X3.
Si era arrotolato su sé stesso,stringendo le ginocchia tra le braccia...Un lieve tremito lo stava assalendo e, inconfondibili, sentì i morsi della paura. Come si era ridotto! Cercò di controllarsi... Sapeva che quella era una tattica per portare l'individuo alla disperazione....Il bisogno di libertà lo avrebbe indotto a confessare cose che non aveva per nulla compiute. "Calma-si disse - calma"!
Si sdraiò sulla branda e cercò di pensare a cose serene: alla sua casa...alla sua famiglia..
Perché si trovava lì? Ah, sì... Lo avevano fermato ad un posto di blocco e gli avevano trovato addosso della marijuana. Lo confessava: da qualche tempo faceva uso di quella sostanza, perché non voleva convincersi che la sua vita fosse stata una totale sconfitta.
Aveva abbandonato gli studi, nonostante fosse dotato di una acuta intelligenza e fosse portato per le materie scientifiche.Aveva lavorato per un po', ma sentiva che quella non fosse la sua strada. Ma dunque, quale era la sua strada?
Le cattive compagnie lo avevano avvicinato al mondo della droga. Adesso non sapeva più farne a meno...ma non avevo mai spacciato, perché non voleva che ad altri ragazzi succedesse ciò che era successo a lui e divenissero succubi della droga .
Ma lì volevano fargli confessare, che, oltre a farne un uso personale ,la spacciasse .
La mite figura della madre si affacciò tra i suoi pensieri e desidero' ardentemente di stringerla tra le braccia.
Povera mamma, quanto aveva sofferto per questo figlio, fondamentalmente buono, ma che aveva deviato dalla strada maestra...
Nella sua vita aveva sbagliato tante volte...
Adesso, facendo un bilancio spassionato della sua esistenza,si rendeva conto che avrebbe potuto evitare tante sofferenze a sé ed alla sua famiglia .La mamma subiva la derisione della gente del paese...eppure non gli aveva mai fatto mancare il suo affetto e la speranza che tutto potesse ritornare normale.
Dio mio! Si ,anche lui doveva credere che tutto potesse essere recuperato, anche la considerazione della gente.
Gesù sulla croce si rivolse al ladrone pentito e gli assicurò che sarebbe andato con Lui in Paradiso.... E Papa Giovanni Paolo II non aveva incontrato il suo attentatore e lo aveva perdonato? Ecco...lui era pentito e voleva a tutti i costi recuperare la sua vita
Un clangore di cancelli ruppe il silenzio spettrale della cella. La porta si aprì e gli annunciarono che il giudice era pronto per l'interrogatorio.
Avrebbe detto la verità, avrebbe scontato la giusta pena per detenzione di sostanze stupefacenti e poi avrebbe potuto impegnarsi a recuperare affetto, rispetto e amore.
Tutto era possibile!



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Racconto scritto il 10/10/2023 - 14:28
Da Teresa Peluso
Letta n.157 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Bel racconto, molto realista. Apprezzato.

Mino Colosio 11/10/2023 - 12:34

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Complimenti per questi bellissimi righi

Mirko D. Mastro 11/10/2023 - 08:11

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Piaciuto ed apprezzato.

Maria Luisa Bandiera 11/10/2023 - 07:12

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Bellissimo racconto

Zio Frank Storie del gufo 10/10/2023 - 21:57

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