C’è un puledro cresciuto nel bosco
il cui nome nemmeno conosco,
la criniera leggiadra nel vento
in cuor suo sempre allegro e contento.
il cui nome nemmeno conosco,
la criniera leggiadra nel vento
in cuor suo sempre allegro e contento.
Rimpiange quand’era un bardotto (*)
mentre andava di trotto e galoppo
nella verde campagna assai bella
pascer l’erba con la puledrella.
Ora invece il mondo è bigotto
molto avaro, egoista e corrotto,
con furore mordendo le briglie
vuol fuggire, cercar meraviglie!
Il sereno trascorrer del tempo
permetteva fermarsi un momento,
oggi invece la corsa è feroce,
ogni ostacolo un balzo più atroce.
Un residuo bagliore d’intenti
s’è riflesso in quegli occhi ormai spenti
e assai forte è rimasto il desio
di cercare, per sempre, l’oblio.
(*) garzone, apprendista di bottega

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Commenti
Il puledro è felice solo quando è libero da recinti o costrizioni così come l'uomo,metafora eccellente,bravissimo









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Molto bella, complimenti. La chiusa è formidabile.


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Che rime superlative,bravissimo è molto bella 



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