Malevolo legno fu
il suo andare
un venire,
in controluce
fatto uomo
ogni eccedenza
mandò altrove
o spense il bottone.
Vedevo tra le piaghe
dei tronchi vagando
per boschi, uccelli
dai singhiozzi dolenti
lenire col becco
scorze dure tra piume.
L'aria, respiro
in gola,calura
sofferta in
pausa estiva.
Cicale ai bordi di
tenerezze mi davano
vertigini, un ascolto
diafano dentro.
La vita.
L'uomo curvo
pareva olmo,
bruni desideri
volavano alti, e
tante volte ero a lui
vicina.
Contorna con bacche,
disse una voce, la
traccia del bacio
sul piede e zoppica
appena per sfiorare
l'incanto.
Il bosco era grande
per le sue strette
dita, era di legno,
odorava di muschio,
sempre lui il mio
pensiero.
il suo andare
un venire,
in controluce
fatto uomo
ogni eccedenza
mandò altrove
o spense il bottone.
Vedevo tra le piaghe
dei tronchi vagando
per boschi, uccelli
dai singhiozzi dolenti
lenire col becco
scorze dure tra piume.
L'aria, respiro
in gola,calura
sofferta in
pausa estiva.
Cicale ai bordi di
tenerezze mi davano
vertigini, un ascolto
diafano dentro.
La vita.
L'uomo curvo
pareva olmo,
bruni desideri
volavano alti, e
tante volte ero a lui
vicina.
Contorna con bacche,
disse una voce, la
traccia del bacio
sul piede e zoppica
appena per sfiorare
l'incanto.
Il bosco era grande
per le sue strette
dita, era di legno,
odorava di muschio,
sempre lui il mio
pensiero.

Da Anna Cenni
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Grazie Mary, un abbraccio!





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Bellissima come tutto ciò che scrivi, complimenti 



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Grazie, poetessa dal cuore d'oro!





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Una metafora bella ed emotiva. Bravissima come sempre.





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Grazie di cuore Maria Angela, un commento bellissimo!





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Quando qualcosa fa paura e lascia un segno, resta dentro come muschio su legno, difficile da togliere. In un tempo dove la vita non è serena, il ricordo si fa pensiero costante, come il bosco che ritorna sempre. Il cielo è grigio, come un’estate d’inverno, e l’incanto si sfiora appena, tra vertigini e silenzi. Poesia intensa, che tocca corde profonde





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