in effetti non hanno tutti i torti,
vi riposano tante e tante persone,
che vi han preso posto in ogni stagione.
Ti accorgi subito di essere nei suoi pressi,
se vedi la tua ombra mescolata a quella dei cipressi,
all'ingresso flaconi di svariate candeggine,
di litri di acqua ne trasportano a dozzine.
Dentro cappelle di ogni forma e dimensione,
in cui l'estro dei parenti trova la sua espressione,
marmi di ogni colore e fattura,
con in comune solo la temperatura.
Sulle varie lapidi date di nascita e di morte,
numeri che sembrano quasi estratti a sorte,
la foto più bella messa in primo piano,
di colui che è proprio lì ad un palmo di mano.
Si odono poche e meste voci,
unitamente a passi pesanti e veloci,
vasi di vetro con cui il tempo puoi contare,
scandito dai bianchi anelli di calcare.
Dentro fiori nuovi , vecchi e finti,
si intravede una vedova dai capelli tinti,
in una celeste corrispondenza di sensi giunge le amorose mani,
facendo rievocare nei passanti dei più famosi versi foscoliani.
Faccio visita ad amici parenti e conoscenti,
anche se alle lancette occorre stare attenti,
conosco il custode ed è una persona cordiale,
ma nel chiudere i cancelli è assai puntuale.
Per i cari defunti allora una breve preghiera,
ormai vicina è già la sera,
tra l'altro qui non prende il cellulare,
e vorrei evitare di scavalcare.
Mi avvicino all'uscita con passo veloce,
lì vicino è issata una grande croce,
la guardo , la solfeggio, le dedico un inchino,
e uscendo affido a lei il mio destino.
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nuje simmo serie... appartenimmo â morte!") Particolare il tema trattato anche il cimitero ha la sua poesia.