L\'ALBERELLO
spuntò tra i vasi del suo verone.
Una donna bella di viso e di cuore
innaffiava il suo giardino con amore
ed esso le donava spesso l’emozione,
che danno i profumi e i bei colori.
La solinga donna era mia mamma,
che nei dì di mia quiete vesperale
incontravo nella sua dimora antica.
Fu sempre solidale come una formica,
visse santamente, pur se fu mortale,
ricordando della croce il dramma.
Con ella piacevolmente dissertavo,
rimembrando mio padre e la “pipina”,
per la quale il bene fu la sua dottrina ,
ch’io facevo mia quando l’ascoltavo;
per quel che m’insegnò e che mi disse
“la pipina” fu terrena sol perché visse.
L’alberello, che io prima mentovai,
è un nespolo, che divenuto adulto,
dello stesso mia madre attese il frutto,
ma non ebbe sorte e per me fur lai.
Morì!
La sua casa dei ricordi fu venduta
e gli oggetti ebbero altra dimora,
ma il nespolo a “Mattè” trovò il sito.
La pianta con tanto zelo fu cresciuta,
io ne ho premura ancor tuttora
ed essa produce il frutto saporito.
Sfiorando le sue foglie, io m’illudo
di sentire viva la mia dolce mamma
e teneramente di carezzarla ancora.
La sua effigie nel mio cuor racchiudo,
la mia mente al suo pensier s’infiamma
ed io la vedo, mista alla sua flora.
Gino Ragusa Di Romano
La poesia è tratta dal mio libro "LACRIME E SORRISI" - Pellegrini Editore - Cosenza 2014
La “pipina” fu mia zia Marietta, sorella di mia madre. Mattè è la contrada Portella di Matteo in agro di Pietraperzia, dove abbiamo la nostra campagna.
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bellissima,complimenti Gino
Un bacio speciale.
Vera