Mentre il mondo
col volto striato di sangue
ingiusto col giusto
avaro di sorrisi e pietà
complice del lavoro dei fanciulli
dei diritti negati dei padri
getta ai suoi piedi
le speranze dei popoli
li brucia nella storia
affidata a falsi miti:
anche Geronimo sarebbe
stato chiamato terrorista.
Perché pensieri sulle stelle,
sulla morte, sulle nuvole o i fiori
mentre i settanta ladroni depredano indisturbati
tre miliardi e mezzo di uomini che abitano
fuori dal sogno bello
delle Mille e una notte.
Forse perché anche la ragazza
curda che ha trovato la sua libertà
nelle montagne e nel fuoco
ha bisogno di quelle poesie. O forse
perché ovunque le parole
inchiodano i predoni
del tempio anche quando
non gridano la stessa rabbia.
Forse perché poesie dettava
Neruda al gabbiano che sorvolava
le Ande per annunciare la libertà
dell’indio, forse perché
Majakowskij piangeva le lacrime
di un popolo il giorno in cui
Lenin li lasciava, forse perché
la madre di Gorkij
era la madre di tutte le madri,
forse perché le parole
di Spartaco erano poesie
che dall’arena e dal circo
toccavano il cuore a ogni schiavo
dell’Impero e inchiodavano
la parola Libertà su quella
stessa croce strumento
di potere e ricchezza.
Forse perché un giorno,
quando i confini saranno sabbia,
il denaro messi di grano,
gli uomini specchio l’uno dell’altro,
per ognuno sarà finalmente il tempo
di scoprire se stesso.
E quelle parole si saprà finalmente
che furono scritte
non per un empireo lontano
e non per tutti
ma a una parte soltanto
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