In un tempo che più m'appartiene
T'amo nelle notti che si animano
Con la bramosia della mia bocca immatura,
Sappi che t'amo al levarsi del mio mento impreciso
Verso quel tuo viso luminoso di stella felice;
Ricordo distintamente il nostro primo incontro:
Fu sopra quella singolare superficie smeraldina
D'un rivo montano al crescere del sole,
Dove tu ci appoggiasti le labbra
E ci dirigesti i tuoi occhi grami;
So che ti inseguii silenzioso
Con alle spalle la spinta del vento invernale
Per tutti i cespugli di rododendro sfiorito,
Raggiungendoti solo agli ammanti friabili delle foglie
Sul sentiero che dava figura ai pini ondulanti
Dove i tuoi passi di vernice d'ombra s'incamminavano.
Era giunta l'estate
Quando lasciai alla mia lacrima
Un arrendevole defluire
Lungo le guance deperite d'un uomo affranto,
Un po' come fanno le acque dei torrenti
Che si gettano con mestizia dentro un unico fiume.
E tu ora dimmi:perché quel mio amore ancor oggi
È per me un vivere in un tempo che più m'appartiene?
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Eccezionale verseggio.
Lieta giornata, Mirco.
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