Tirava forte il vento - sia fuori che dentro -
Incurante sollevai il bavero e proseguii.
Di lì a poco avrebbe piovuto.
Come sempre accade prima del temporale,
d’improvviso si fece scuro - sia fuori che dentro -
Non per questo cercai un rifugio, né accelerai il passo.
Mi sarei bagnato. Non mi interessava trovar scampo.
Smarrii la via maestra, lo feci apposta,
fuori di me sarebbe stata tempesta
eppure dentro era solo bonaccia,
chissà che già non fossi nell’occhio del ciclone.
Trasalii alla prima goccia,
ma fu questione d’un istante.
Sbottonai la camicia, sfilai le scarpe
e a dorso nudo e scalzo, e cieco, avanzai.
Sotto il rumore della pioggia, ma assai più cupo,
un altro suono dettava il tempo al mio scalpiccìo,
finché il suolo si fece inconsistente ed i passi muti:
tutto allora fu silenzio e cielo e terra divennero una sola cosa.
E finalmente potei fermarmi incantato ad ammirare
qualcosa d’incredibilmente bello - sia fuori che dentro -
sapendo già che non avrei potuto raccontare
d’aver visto il mare e d’essermene innamorato
Ps. Come altre volte m’è accaduto, ho trovato difficoltà ad inquadrare questo pezzo in una delle categorie proposte. Non si tratta d’un racconto, almeno non nel senso stretto del termine, e neppure è propriamente poesia
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In tutta modestia, come sempre, lo vedo come un racconto breve, una stupenda confessione di emozioni vissute...
innamorarsi e non poterlo raccontare
che sia il mare o una donna, poco importa...
tocca il cuore
tormenti interiori. Trovo molto bella e molto vera questa poesia, la metterei
in emozioni, impressioni o introspettiva.
Complimenti!
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