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Patate in picchiata

Un piatto gourmet, anche se proprio una pietanza raffinata non è.
Le patate venivano cotte nella cenere calda che scendeva dalla stufa a legna o dalla cucina economica alimentata allo stesso modo. Si cuocevano con la buccia e tutto per far rimanere lo scarno sapore, per non farle impregnare di cenere e praticando dei tagli superficiali per evitare che scoppiassero.


Il suo essere gourmet lo dava l'atmosfera del tempo, il freddo che faceva fuori, il gusto di aspettare, infilzandole, che fossero cotte al punto giusto e poi il sale che diventava gustoso come un condimento aspettando la picchiata condendole con il sapore dell'attesa, col silenzio rotto dal conversare di politica, di rivoluzioni mai vissute, di amori fatti di bevute e di carriere morte nel bicchiere.


Alla fine della “finissima” cottura, ripulite dei resti del legno, dopo averle sbucciate, si picchiavano nel sale, senza esagerare, e si mangiavano. Il segreto era proprio di dosare bene la picchiata che, se abbondantte, avrebbe reso le patate eccessivamente salate e se troppo leggera stupidamente sciocche come chiacchere di paese passate a vuoto nel cielo breve dell'estate.




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Racconto scritto il 14/04/2021 - 11:12
Da Glauco Ballantini
Letta n.1204 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Perfetto questo brano...le ho fatte molte volte. A mio parere ci vuole un buon Chianti, ma anche un bianco friulano non è male. Ho un amore per il camino...ogni domenica lo accendo e ci cucino di tutto. Ora che mi hai ricordato le patate in picchiata, le farò ai miei figli e alle nipotine. ciao Glauco.

Giacomo C. Collins 14/04/2021 - 20:16

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