Dominique Noir
Lettore, approfitterò di pochi tuoi minuti. Il tempo di un caffè -dovrei avere da qualche parte anche dell’orzo- e una sigaretta. Se non fumi, tutto il mio rispetto.
Siamo giunti al termine di questo percorso insieme –gli scrittori, quelli veri, la chiamerebbero forse saga- così è mia intenzione ringraziarti per la pazienza avuta. E la costanza.
In cuor mio la speranza di averti lasciato qualcosa.
Se il manoscritto diverrà mai un libro, il progetto prevede che una specie di sovraccoperta interamente bianca dopo qualche volteggio insieme ai miei sogni scenda piano come un aeroplanino di carta ad avvolgere con le sue alette quattro romanzi. In copertina a caratteri un poco sbiaditi stile retrò il titolo color grigio fumo di Londra, Il Tomo. In quarta di copertina l’intitolazione dei quattro libri in brossura, nell’ordine…
in passato vi portai insieme a me all'interno di Reprobi Angelus dove vi narrai quel che accadde in sette delle dieci Stanze; per poi accompagnarvi nel secondo romanzo L'autore del Tomo che riportava in calce alla prefazione <dopo la V Stanza non resistetti all’ingordigia, quel “pozzo senza fondo che esaurisce la persona nello sforzo incessante di soddisfare il bisogno senza mai raggiungere la soddisfazione” (Erich Fromm)… così feci dischiudere a quel reprobi angelus l’ottava stanza, la porta che si apre all’avidità insaziabile del sapere>.
Nel terzo romanzo L'Alba del Serafino il primo capitolo iniziava con < “Facili all’iracondia sopra la terra siamo noi stirpi umane” (Omero) -incisa nella lastra sottile di metallo sulla porta della IX Stanza>.
Infine, all'inizio della prefazione del quarto romanzo Blue Lobelia si leggerà…
Quindi i tre romanzi successivi a Reprobi Angelus saranno l'ottava, la nona e la decima stanza.
Vi auguro una piacevole lettura.
BLUE LOBELIA
Anemoni
1.Parole antiche in un feuilletton
Bucaneve
2. Chissà se piove dove vivi tu
Pervinca
3. La sensualità del sudore
Mughetti
4. 10 scellini e 6 pence
Calle
5. Così vicino ai tuoi fianchi
Margherite
6. Nei toni celeste delle mie atmosfere
Peonie
7. Se ti ho delusa non prendertela, era il massimo che potevo offrirti
Gigli
8. Una donna sta anche in come porta l’amore
Calendule
9. Sei come la musica addosso
Dalie
10. Un fruscio nel vento ci ricorda che una fata è vicina
Zinnie
11. Dipinto di uomo con le mani dietro la nuca
Ciclamini
12. Il ricordo irreale dell’acqua
Tulipani
13. La vecchia polaroid senza flashback
Mimose
14. Suggestioni
Gerbere
15. L’altra metà del cielo
Siede nel retro D., come lo chiamano i suoi avventori, ad uno scrittoio di fortuna dove da anni corregge, scarabocchia e cancella dei manoscritti, e sogna. Ha sempre desiderato pubblicare il suo libro. E aspettato. Che entrasse la persona giusta, o lo lasciasse il timore di non farcela.
Ogni giorno entrano curiosi tanti, clienti meno nel suo negozio. Più una bottega. L’insegna riporta il suo nome, Dominique Noir “Antiquario e Libraio”. Più un rigattiere.
Ci lavora da sempre con i suoi tre figlioli. Li ha fatti tutti studiare con grandi sacrifici suoi e della moglie Alba. Quando pensa a lei sospira, smette di scrivere e sorride.
Samaèl, il maggiore, ha frequentato il Liceo artistico per cinque anni, e poi altri due di corso di formazione professionale in campo storico e restauro. Da qualche tempo ha guadagnato la piena fiducia del padre e guida anche il furgone, un vecchio ma funzionante Citroën Type H, con cui si occupa della compravendita di oggetti usati e reliquie.
Serafino invece si è laureato in informatica e desidera solo l’approvazione di suo padre per far conoscere nel mondo virtuale il loro negozio.
Infine Blu, il più piccolo, è all’ultimo anno della facoltà di lettere e come il padre sogna. Vorrebbe un giorno aprire una casa editrice e con l’aiuto di Serafino avere un suo sito letterario.
Samaèl spazza l’ingresso della libreria antiquaria. Lo fa sempre alle quattro del pomeriggio, non un attimo prima né uno dopo. A quell’ora Celeste apre il negozio di fiori dirimpetto. In questo periodo dell’anno tutta la strada profuma di lobelie. Il giovane ha un debole per i capelli d’angelo della ragazza, che porta lo stesso nome di lei.
Ottobre 2046. Come avrebbe potuto lei rinunciare alla sua vita per un desiderio…
E lo scrisse Dominique. L’aria ottobrina come i lunghi singhiozzi dei violini d’autunno di Verlaine gli lambiva intanto le ginocchia scoperte nei calzoni corti che continuava a mettere forse per sentirsi ancora un po’ piccino.
Come avrebbe potuto dire ai suoi ragazzi, lei al suo, che anche un papà o una mamma fanno a volte i capricci…
Perché di quello si sarebbe trattato. Scrisse anche questo.
Ma il più bel capriccio, sembrò pensare. Questo non lo scrisse. I campanelli al vento suonavano muti alla luna come gli elfi danzanti di Colette. Le corde di un’arpa, il ricordo della sua voce.
Poi scrisse di Paganini, qualcosa su una corda di violino che si ruppe. E un’altra, e un’altra ancora lasciando paralizzata l’orchestra. Il pubblico trattenne il respiro. Ma Paganini continuò, chiamando a raccolta tutti i suoni dall’unica corda…
Lesse Wislawa Szymborska sorseggiando cognàc… sarebbe potuta farsi vetro lei, un violino di vetro. Per permettere a lui di vedere la musica.
O di quando, sempre lui Paganini, si presentò a un concerto senza violino e ne ottenne in prestito uno, incantando i presenti. Come fece lei. Lei lo incantò con una folla di sfumature in apparenza inconciliabili. Con la forza, la leggerezza, la grazia, l’accento triste e gioioso, il sogno e la passione degli archi di Berlioz. Con voce passionale e casta allo stesso tempo, straziante e dolce, che piange e grida e si lamenta, o canta e prega e sogna, o esplode in accenti di gioia, come nessuno altro potrebbe fare.
Da un po’ non scriveva. Girò il foglio che nascondeva il faccione dai capelli scarmigliati di Einstein, ripeté a memoria Un tavolo, una sedia e un violino. Di cos’altro necessita un uomo per essere felice? Lo accartocciò, e cercò il canestro nel cesto di frutta.
Dal taschino della camiciola lasciò andare una piccola lettera all’assenza con il vento…
Suonò il violino
una volta sola,
solo per una donna.
Lei chiuse gli occhi,
e ascoltò.
Poi andò via.
Nel retro l’uomo abbozza le prime parole della sua sinossi.
Voto: | su 5 votanti |
Esordisce nel suo intento di emozionare il lettore e il suo tratto della penna è già segnato come scrittore...
Aspetterò la tua pubblicazione!
Sempre originale e pieno di risorse Mirko complimenti!
Grazie Maria Luisa
Chiaro il tuo intendimento.
Chiaro il mio augurio:
venire con il tuo libro in mano a farmelo firmare con dedica.