INTIMI RICORDI
Da ragazzino, a primavera inoltrata, quando il sole s’affacciava dietro ai monti, venivo con te, in quel luogo chiamato “Creta Rossa” per poi scendere verso il fiume.
Ero felice, tu lo capivi, mi osservavi col tuo sguardo energico di giovane madre; quasi indagatrice, mi stringevi la mano e mi rassicuravi: “tra un po’ giungiamo al fiume, apprezziamo e osserviamo la natura, guardiamo attentamente gli uccelli volare nel cielo azzurro e gli alberi fiorire! ”
Io non comprendevo perché a quell’età si dà per scontato la bellezza ed io non capivo e non apprezzavo.
Aspettavo il ritorno a casa dal fiume per poi ritornarci con il gruppo di amici.
Noi eravamo quelli che amavano il fiume e l’acqua.
Era la nostra passione, i primi bagni, le prime nuotate nella “briglia” dove tanti di noi facevamo tuffi e nuotavamo per ore.
Era il nostro mare estivo, con la nostra spiaggia e la nostra comitiva.
Il bagnasciuga era di cemento e le nostre cabine erano i cespugli.
Tutto questo era allegria, erano i nostri segreti che non volevamo svelare.
Quando nel tardo pomeriggio si rincasava e i nostri visi erano arrossati; le domande dei genitori erano frequenti nel chiedere dove fossimo stati e, puntuale, la risposta concordata con gli amici: “siamo stati a giocare a pallone.”
Bisognava attendere il mattino, davanti alla scuola, per sapere se qualcuno era stato scoperto.
Oggi ricordo quei giorni magici e, quel periodo non tornerà mai più, mi assale la nostalgia perché, quel periodo passato in fretta, non l’ho mai dimenticato!
L’amore e il viso di una madre ti insegna a diventare di vita ed io, che sono stato suo alunno, oggi mi sento maestro.
Ero felice, tu lo capivi, mi osservavi col tuo sguardo energico di giovane madre; quasi indagatrice, mi stringevi la mano e mi rassicuravi: “tra un po’ giungiamo al fiume, apprezziamo e osserviamo la natura, guardiamo attentamente gli uccelli volare nel cielo azzurro e gli alberi fiorire! ”
Io non comprendevo perché a quell’età si dà per scontato la bellezza ed io non capivo e non apprezzavo.
Aspettavo il ritorno a casa dal fiume per poi ritornarci con il gruppo di amici.
Noi eravamo quelli che amavano il fiume e l’acqua.
Era la nostra passione, i primi bagni, le prime nuotate nella “briglia” dove tanti di noi facevamo tuffi e nuotavamo per ore.
Era il nostro mare estivo, con la nostra spiaggia e la nostra comitiva.
Il bagnasciuga era di cemento e le nostre cabine erano i cespugli.
Tutto questo era allegria, erano i nostri segreti che non volevamo svelare.
Quando nel tardo pomeriggio si rincasava e i nostri visi erano arrossati; le domande dei genitori erano frequenti nel chiedere dove fossimo stati e, puntuale, la risposta concordata con gli amici: “siamo stati a giocare a pallone.”
Bisognava attendere il mattino, davanti alla scuola, per sapere se qualcuno era stato scoperto.
Oggi ricordo quei giorni magici e, quel periodo non tornerà mai più, mi assale la nostalgia perché, quel periodo passato in fretta, non l’ho mai dimenticato!
L’amore e il viso di una madre ti insegna a diventare di vita ed io, che sono stato suo alunno, oggi mi sento maestro.
Riflessione:
L’evolversi del tempo, ti fa diventare maestro di vita…da alunno a maestro è un battito di ciglia!
Racconto scritto il 03/03/2023 - 23:20
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Commenti
Molto, molto piaciuto
Mirko D. Mastro 05/03/2023 - 12:07
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