Ricordo un viaggio
senza fiato
che é difficile da
raccontare
per chi come me porta casa sulle spalle e le distanze non sono spazio ma ombre importanti che il sole scorre tra prato fiori
e cime di palazzi
e un poco aiuta la regola dell'affievolirsi di rumori.
Fu così che mi trovai a tramutare in vero
un desiderio ricorrente.
Un sogno da lumaca!!!
Dire come ero finita a scalare ferro e plastica sarebbe
raccontarvi una fantasia.
Non ricordo,
e preferisco dare colpa alla mia giovane etá
satura di curiositá.
Piuttosto bene so dirvi invece cosa provai quando l'enorme ammasso fece un gran frastuono e si animò al pari di cosa viva e come agile farfalla
voló via.
Riparata in un anfratto che
ora so essere stato davvero
penna e carta per esser qui a dir di questa storia
percorsi a velocitá che non so dirvi
i lampioni accesi della cittá.
E finiti questi,
occhi ancora per guardare il cielo stellato dove son sicura
aver percorso almeno metá dei bagliori che fino ad allora avevo solo guardato immobili, tanto che al sonno mi avevan sempre accompagnata.
Poi il rumore assordante del ferro si fece lieve quasi borbottasse di attimi di vita che sta per
finire.
E strana cosa fu nello stesso momento
lo spegnersi del vento.
Mi accorsi solo allora che a condurre l'inerrarabile giostra era stato un respiro simile al mio, solo un pó piú forte.
Non conosco la gentilezza
eppur mi abbandonai a salire sulla foglia che l'alieno condottiero porse
affinché scendessi da così tanta emozione.
Fu allora che per sua mano fu adagiata una imbrunita foglia
dove io piano piano salii.
Senza saperlo inizió la mia nuova vita tra gli steli verdi
di un giardino di paese.
Ciascuna sera
in questo nuovo spazio sono ancora adesso
straniera
ma rispetto e ammirazione per caso o per fortuna mi son procurata.
Al centro del cerchio di mille antenne racconto a sera il fatto e soddisfatta vado a dormire dopo aver lasciato i piú giovani con una favola
che seguita loro nel sonno con le immagini di un sogno
e gli adulti, ultimi a congedarsi,
porgono un sorriso che punzecchia l'enigma
di essere stata creduta.
Lascio ora parola all'alieno condottiero che in altro modo forse saprá spiegare
cosa quella sera sia davvero successo.
Suvvia lumachina..io sono solo un pendolare che inconsapevole ti ha portata in scooter da Arezzo a Subbiano
e del Tuo dire
mi somiglia e conforta
il piacere che accomuna entrambi nel ricordare.
senza fiato
che é difficile da
raccontare
per chi come me porta casa sulle spalle e le distanze non sono spazio ma ombre importanti che il sole scorre tra prato fiori
e cime di palazzi
e un poco aiuta la regola dell'affievolirsi di rumori.
Fu così che mi trovai a tramutare in vero
un desiderio ricorrente.
Un sogno da lumaca!!!
Dire come ero finita a scalare ferro e plastica sarebbe
raccontarvi una fantasia.
Non ricordo,
e preferisco dare colpa alla mia giovane etá
satura di curiositá.
Piuttosto bene so dirvi invece cosa provai quando l'enorme ammasso fece un gran frastuono e si animò al pari di cosa viva e come agile farfalla
voló via.
Riparata in un anfratto che
ora so essere stato davvero
penna e carta per esser qui a dir di questa storia
percorsi a velocitá che non so dirvi
i lampioni accesi della cittá.
E finiti questi,
occhi ancora per guardare il cielo stellato dove son sicura
aver percorso almeno metá dei bagliori che fino ad allora avevo solo guardato immobili, tanto che al sonno mi avevan sempre accompagnata.
Poi il rumore assordante del ferro si fece lieve quasi borbottasse di attimi di vita che sta per
finire.
E strana cosa fu nello stesso momento
lo spegnersi del vento.
Mi accorsi solo allora che a condurre l'inerrarabile giostra era stato un respiro simile al mio, solo un pó piú forte.
Non conosco la gentilezza
eppur mi abbandonai a salire sulla foglia che l'alieno condottiero porse
affinché scendessi da così tanta emozione.
Fu allora che per sua mano fu adagiata una imbrunita foglia
dove io piano piano salii.
Senza saperlo inizió la mia nuova vita tra gli steli verdi
di un giardino di paese.
Ciascuna sera
in questo nuovo spazio sono ancora adesso
straniera
ma rispetto e ammirazione per caso o per fortuna mi son procurata.
Al centro del cerchio di mille antenne racconto a sera il fatto e soddisfatta vado a dormire dopo aver lasciato i piú giovani con una favola
che seguita loro nel sonno con le immagini di un sogno
e gli adulti, ultimi a congedarsi,
porgono un sorriso che punzecchia l'enigma
di essere stata creduta.
Lascio ora parola all'alieno condottiero che in altro modo forse saprá spiegare
cosa quella sera sia davvero successo.
Suvvia lumachina..io sono solo un pendolare che inconsapevole ti ha portata in scooter da Arezzo a Subbiano
e del Tuo dire
mi somiglia e conforta
il piacere che accomuna entrambi nel ricordare.
Racconto scritto il 04/03/2023 - 11:45
Letta n.344 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Molto bello questo racconto. Piaciuto!
Maria Luisa Bandiera 04/03/2023 - 16:45
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Veramente e deliziosamente un gran bel racconto!!
Anna Cenni 04/03/2023 - 13:07
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Wow che fantasia!
Bello veramente. Un saluto
Bello veramente. Un saluto
Loris Marcato 04/03/2023 - 12:27
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