La biro è blu, toccando il foglio però inizia a scrivere in nero, non per magia, ma perché quelle parole arrivano dal tuo sangue che si mischia all'inchiostro mutandone la struttura.
Ti alzi dalla tua scrivania, quando l'emozione di ciò che scrivi si fa più densa e la penna inizia a tremare, per dare uno sguardo alle stelle mentre mordi la penna.
Un salto in cucina per prendere un calice e versarvi del Bonarda, il tuo vino preferito, perché bisogna fluidificare quelle parole, le emozioni sono troppe e le parole iniziano ad accumularsi in un vortice di frasi che vanno rimesse in ordine.
Ed io rimango li in silenzio, ad ammirare ciò che scrivi, guardando le parole che scrivi materializzarsi riflesse sul vetro dei tuoi occhiali, rimango stupito da come riesci ad incastrare i sentimenti contrastanti che compongono il tuo io più profondo, amore che bacia la rabbia, tristezza che abbraccia la gioia, parole taglienti come una spada, allo stesso tempo dolci e delicate come zucchero filato.
-come riesci ad amalgamare il bianco con il nero, solo tu puoi.-
Questo, quello che ti rende speciale.
All'improvviso un sospiro malinconico spezza il silenzio di quella stanza, seguito da cinque minuti di concentrazione mentre rileggi ciò che hai scritto, il tuo racconto è finito, gli occhiali si sfilano e vengono appoggiati accanto alla penna, dietro al bicchiere di Bonarda, ora vuoto come la tua anima dopo averla resa tangibile stampandola indelebilmente sulla carta con l'odore dell'inchiostro.
Una lacrima ti accarezza gli zigomi nel rivivere te stessa in quelle righe, una lacrima scende dai miei occhi nel vederti andare a letto, prima di chiudere poi la finestra dalla quale ti ho osservata in queste ore, finestra che si riaprirà ogni volta che una tua emozione prenderà vita, perché loro, non finiscono, avrai ancora inchiostro, storie da scrivere e fogli da riempire.
Daniel Bertuolo
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