Tu non ascolti interrompi il tuo incessante pensare frena il tuo rincorrerti non cercarti altrove calpestando te stesso ad ogni passo non rinnegare il tuo nome se non per rinascere in un nuovo sentiero in quel pertugio in quella fessura che hai ancora dimenticato di recidere ecco un soffio di luce un raggio di vento in un sospiro sale il profumo terreno di un meriggio di sole infinito interminabile intreccio di tronchi di alberi di rami e di radici in una visione remota le scoscese pendici s’infiamma il cielo Ascolta cos’è che oscura l’alba del tuo nascere? Lascia perdere il confusionare delle tue bramose intenzioni il confondersi tra voraci istinti e veraci tentazioni è presto ancora e già ti avventi in nebbiose voragini cullandoti su di una nube di specchi infranti noncurante ti lasci annegare nel di vetri pregiati di vetri soffiati di vetri spezzati il torbido mare e tu un vetro intatto una esile bottiglia di vino rosso con l’etichetta indosso assapori l’ebbrezza del tuo spirito svuotandoti del tuo umore tutta l’amarezza cui il tuo cuore dell’ultimo sorso ,il dolore, e poi più nulla ancora nella tua fragile dimora Che cosa ti divora? Un flebile sussurro ora ti sfiora è questa l’ora? Non ancora non ancora, non adesso che un fremito , un ultimo battito mi sia concesso che non finisca tutto in un amplesso quel che non di già successo di far accadere almeno questo, ti sia permesso. Ma non nel dileguarti da te né nel dilungarti in te porrai fine all’ascesa all’insospeso patibolo la macchina infernale frutto degli ingegni del tuo senno di quel castello diroccato di quel nido abbandonato di un seme mai seminato che quel fiore mai cresciuto in nessun prato di te stessa hai calpestato Ché di te non hai mai amato? Di un sì saporito frutto un intero bosco distrutto e quel che infine ne hai raccolto era una lacrima dal tuo volto,-ascolto-, si potrebbe esser più decisi e raccoglier dei sorrisi ma non è il momento propizio
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