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Festa Boccaccesca

a fatica rampicavo sul colle,
pur lo vedevo apparir lontano.
Musica canti e voci di folle.
Odori, fuochi, chi legge la mano.


Seguivo l’ombra del corpo già molle,
arrivai d’un sol fiato sul piano.
Quivi la festa spianava le zolle.
Allor come pazzo mi stesi, piano.


Giunse a me l’agognata fanciulla,
di danze, di vino mi fé sollazzo.
Mi portò dietro, di una betulla.


Rimasi stupito, il petto, nulla.
Gli tolsi la chioma, con imbarazzo,
“ ferma la mano che or mi trastulla”!


D’un tratto, la folla, fuggì la noia.
Si svestì di donna, l’ilare poeta.
Lo scherzo fu presto inno alla gioia.




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Opera scritta il 02/11/2015 - 18:47
Da paolo signorini
Letta n.993 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Ironica e bella, bravissimo. Ciaooo

Fabio Garbellini 03/11/2015 - 06:54

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