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Sarò Nonno

Un fluttuare nell’aria, un sussulto di gioia e di infinita tenerezza, questo rappresenta per me divenire nonno; soprattutto nel caso del mio primo nipote, un’emozione intensa e una grande tenerezza, certo, ma anche un po’ di malinconia: in fondo, è come toccare con mano che gli anni sono passati, e che ora ti trovi in seconda linea. Insomma, abbiamo la sensazione di essere rimasti indietro, la consapevolezza che nell’accavallarsi delle generazioni noi, che eravamo l’onda di punta, ora siamo superati e quasi risucchiati dalla risacca. Il sentimento prevalente è la gioia e la felicità nei confronti di questo regalo e dell’inaspettato supplemento di giovinezza che ci viene offerto e la sensazione che siamo arrivati a una svolta importante, e quasi che sia ora di “tirare i remi in barca” e di fare un bilancio della nostra vita. Singolare, molto diversa da quella provata tanti anni prima, come padre, diversa maturità, naturalmente, e una diversa consapevolezza: da padre, non avevo le idee molto chiare su cosa mi aspettava, ero molto preoccupato ma anche, in qualche modo, ‘incosciente’, pronto a gettarmi allo sbaraglio. La sensazione di continuità della propria esistenza è ancor più viva che nella paternità, perché giunge, di solito, quando si sta compiendo la parabola discendente della vita. Da nonno, mi sento avvolgere da una tenerezza forse più pacata, ma duplice: verso questa giovane donna che porta in grembo, che è mia figlia e il futuro nascituro. E' un tipo di affetto che può quasi definirsi allo stato puro: gioia e soltanto gioia, perché, per i nonni, la mancanza delle responsabilità che gravano sui genitori opera una sorta di filtraggio nel rapporto affettivo, riservando loro soltanto l'ineffabile tenerezza e l'amore più dolce e profondo di cui possa sentirsi capace un cuore umano. E' stato detto con ragione che il volto sorridente di un bimbo sia una delle cose più belle che occhi e mente umana possano avere la fortuna di contemplare. Insomma, la nascita di un nipote regala emozioni forti e irripetibili, che aprono un capitolo del tutto nuovo della vita, proiettano in una nuova fase di progettualità e, perché no, di sogno. Secondo una ben nota tradizione popolare, la nascita di un maschio o di una femmina viene ostentata in segno di giubilo con un nastro azzurro o rosa. Si narra anche che l’azzurro venga associato al bambino visto come un angelo disceso dal cielo, mentre si pensa che le femminucce siano portate dalle fate, che utilizzino, come culla, le dolci e profumate rose. Sono stato il primo ad avere la conferma della gravidanza di mia figlia, in quanto ho ritirato il referto dei valori della Beta HCG, che subito ho comunicato telefonicamente alla diretta interessata. In quel momento ho cominciato a fantasticare; sinceramente non ho una preferenza sul sesso della creaturina, immagino le poppate, i cambi dei pannolini, la prima parola, i primi passi, il primo giorno di scuola, il primo amore, l’adolescenza, la maturità, la laurea, le passioni, le motivazioni, i desideri, le gioie, i momenti no; insomma lo scorrere della vita e di esserci sempre nel momento del bisogno. A mia figlia, le dico di non preoccuparsi che avrà me e la mamma e non sarà sola in questo lieto evento, insieme supereremo tutte le difficoltà e l’accompagneremo passo per passo, per tutta la gestazione e di non essere invadenti, attivandoci solo su richiesta. Quale sensazione d'infinita commozione può stare al confronto di quella suscitata da un frugoletto che, a braccia aperte e con gli occhi ridenti, si precipita verso di te, chiamandoti "nonno"? Ebbene, chi scrive queste righe aspetta una simile gioia, che l'unica ombra capace di velare, è l'amara constatazione che altri, certamente di lui più meritevoli, per un crudele destino non ne hanno potuto godere. Mi sembra di intravedere due Volti luminosi che, dall'Alto, mostrano di partecipare anch'essi al mio giubilo (mio padre e mia madre).



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Opera scritta il 29/06/2016 - 14:06
Da Savino Spina
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