Strappare dagli occhi
ogni immagine,tutte
le lacrime e i sorrisi
tutti i tuoi venti e
le stagioni, tutti i
tuoi colori.
ho cercato di strappare
dagli occhi i tuoi colori
le case in riva al mare
il cielo di cobalto intenso
i brividi nelle notti
di racconti di streghe
e di pirati
nella vigna odorosa
di mosto che ribolle.
Il rumore dei sacconi
nel solaio sciabolato
dalla luce del faro.
Scordare l'odore di
terra dopo la pioggia
e i bimbi giocare con
barchette di carta
nella corsa dell’acqua
fra i ciottoli di strada.
Scordare il glicine in
fiore delle case bianche,
tutte le immagini della
mia felice infanzia
voglio scordare le ruvide
banchine e le bitte
arrugginite, il cinema
nella casa del popolo.
Scordare l'odore acuto
della salamoia nel
magazzino davanti al molo
e la mia cannetta di bambù
comprata nella bottega
di Tassara.
Il magazzino del cugino
Tattù che vendeva il carbone,
lo sbuffo pulsante della
Centrale elettrica, la notte.
Scordare il profumo della
focaccia andando a scuola
sulla collina.
Il maestro e i miei tanti
compagni di classe e la
bottega del nonno che
odorava di colla e segatura
ho cercato di strappare
tutto di te per non soffrire
ma tu, insistente, rimani
dentro me, come una ferita
aperta che non guarisce!
ogni immagine,tutte
le lacrime e i sorrisi
tutti i tuoi venti e
le stagioni, tutti i
tuoi colori.
ho cercato di strappare
dagli occhi i tuoi colori
le case in riva al mare
il cielo di cobalto intenso
i brividi nelle notti
di racconti di streghe
e di pirati
nella vigna odorosa
di mosto che ribolle.
Il rumore dei sacconi
nel solaio sciabolato
dalla luce del faro.
Scordare l'odore di
terra dopo la pioggia
e i bimbi giocare con
barchette di carta
nella corsa dell’acqua
fra i ciottoli di strada.
Scordare il glicine in
fiore delle case bianche,
tutte le immagini della
mia felice infanzia
voglio scordare le ruvide
banchine e le bitte
arrugginite, il cinema
nella casa del popolo.
Scordare l'odore acuto
della salamoia nel
magazzino davanti al molo
e la mia cannetta di bambù
comprata nella bottega
di Tassara.
Il magazzino del cugino
Tattù che vendeva il carbone,
lo sbuffo pulsante della
Centrale elettrica, la notte.
Scordare il profumo della
focaccia andando a scuola
sulla collina.
Il maestro e i miei tanti
compagni di classe e la
bottega del nonno che
odorava di colla e segatura
ho cercato di strappare
tutto di te per non soffrire
ma tu, insistente, rimani
dentro me, come una ferita
aperta che non guarisce!
Opera scritta il 04/10/2016 - 12:11
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Voto: | su 5 votanti |
Commenti
malinconica ma veramente bella 5*
POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI 04/10/2016 - 20:40
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Bellissima
Il ricordo della propria infanzia, di quei luoghi magici, di tempi spensierati e giocosi. Chissà perché, col tempo, si ricorda solo "il meglio ". Complimenti
Il ricordo della propria infanzia, di quei luoghi magici, di tempi spensierati e giocosi. Chissà perché, col tempo, si ricorda solo "il meglio ". Complimenti
laisa azzurra 04/10/2016 - 20:32
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Una poesia di una tale malinconia... espressivamente sublime. Molto molto bella.. Complimenti
Francesco Gentile 04/10/2016 - 17:54
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Sofferta e profonda. Un saluto caro
MARIA ANGELA CAROSIA 04/10/2016 - 14:41
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