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Memorie di un'anonima

La vidi correre verso di me. Protetta dall'ombra del palazzo accanto. L'avevo immaginata sotto la pioggia, per tutto il giorno. E sorrisi a quel pensiero, come fosse un'idea indecente che non potevo permettermi.
La stavo aspettando da pochi minuti o forse da alcune ore.
I suoi capelli mori fluttuavano a causa del vento, i suoi occhi esprimevano meraviglia per il mondo, e il suo sorriso era uno spiraglio di luce in una buia e piovosa giornata d'inverno.
Non avevo mai visto nulla di così bello.
Da alcune settimane la guardavo spogliarsi, senza che nessuno se ne accorgesse, per farsi la doccia nello spogliatoio della palestra. Ricordo i suoi seni turgidi, le sue gambe liscie e una leggera peluria che si nascondeva tra esse.
Quante notti ho sognato di poterla stringere tra le mie braccia, di baciarla, accarezzarla e sussurrarle che l'amavo.
Allontanavo questi pensieri perchè mi spaventavano. Avevo davvero qualcosa di diverso? Provavo attrazione per una ragazza? Com'era possibile? Ero affetta anch'io da quella strana e diabolica malattia che i miei genitori, guardando la televisione, chiamavano omosessualità?


Oggi, venti anni dopo e sposata con un uomo, ancora ricordo quel pomeriggio piovoso e quella ragazza che mi rimase sempre nel cuore.
Rimpiango, con il trascorrere del tempo, di aver perso l'unico grande amore della mia vita.




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Opera scritta il 30/10/2016 - 23:47
Da Massimiliano1 Cataldo1
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