Mi ricordo che le notti
a Pechino mi cullavo
nelle preghiere:
Supino sul letto,
come a pescar stelle,
con gli occhi affissi
al soffitto,
avviluppato nell'illusione
che il meno peggio
fosse il meglio.
Setacciavo i perché,
in rassegna come pagine
In un archivio di polvere,
cercando le ragioni
del rumoroso silenzio
appena fuori
dalla mia porta.
Avrebbero potuto
bussare in quell'istante
e non avrei sentito
un suono solo,
se non quello che
fa il tuo respiro,
se fossi stata tu.
E l'avrei riconosciuto,
ti avrei riconosciuto
perchè ti sento,
ti ho sempre sentito.
Percepivo lo sciabordare
dell'acqua nel bagno
attiguo alla mia stanza
sopra le tue mani,
e immaginavo che le risa
nella stanza di fronte
appartenessero tutte a te.
Nelle ore più buie,
eri accanto a me,
su una sedia di verità
nude, dure, crude.
Durante le lezioni,
tracciavi segni di penna
su fogli di carta,
giusto accanto.
Eri nelle eco del sabato sera,
i bambini per strada
parlavano la tua lingua,
ti rivedevo nello
specchio del Beihai,
ricomponevo i nostri
giorni nel verde
dei prati a Pechino,
alle mura dei templi
affidavo le parole
che pronunciavo
da piccolo e a cui non credevo.
E quei dieci passi li avrei percorsi,
le nostre diecimila incomprensioni
le avrei affrontate con le urla,
a tutte le ore del giorno
in ogni momento della notte,
avrei scavalcato tutti silenzi,
ci avrei marciato in ginocchio
su un materasso di preghiere
e avrei bussato alla tua porta
ridendo e piangendo.
Ma eri ovunque e da nessuna parte,
ovunque intorno al mio letto
ma come ricordo di lama,
e sanguinavo già troppo.
a Pechino mi cullavo
nelle preghiere:
Supino sul letto,
come a pescar stelle,
con gli occhi affissi
al soffitto,
avviluppato nell'illusione
che il meno peggio
fosse il meglio.
Setacciavo i perché,
in rassegna come pagine
In un archivio di polvere,
cercando le ragioni
del rumoroso silenzio
appena fuori
dalla mia porta.
Avrebbero potuto
bussare in quell'istante
e non avrei sentito
un suono solo,
se non quello che
fa il tuo respiro,
se fossi stata tu.
E l'avrei riconosciuto,
ti avrei riconosciuto
perchè ti sento,
ti ho sempre sentito.
Percepivo lo sciabordare
dell'acqua nel bagno
attiguo alla mia stanza
sopra le tue mani,
e immaginavo che le risa
nella stanza di fronte
appartenessero tutte a te.
Nelle ore più buie,
eri accanto a me,
su una sedia di verità
nude, dure, crude.
Durante le lezioni,
tracciavi segni di penna
su fogli di carta,
giusto accanto.
Eri nelle eco del sabato sera,
i bambini per strada
parlavano la tua lingua,
ti rivedevo nello
specchio del Beihai,
ricomponevo i nostri
giorni nel verde
dei prati a Pechino,
alle mura dei templi
affidavo le parole
che pronunciavo
da piccolo e a cui non credevo.
E quei dieci passi li avrei percorsi,
le nostre diecimila incomprensioni
le avrei affrontate con le urla,
a tutte le ore del giorno
in ogni momento della notte,
avrei scavalcato tutti silenzi,
ci avrei marciato in ginocchio
su un materasso di preghiere
e avrei bussato alla tua porta
ridendo e piangendo.
Ma eri ovunque e da nessuna parte,
ovunque intorno al mio letto
ma come ricordo di lama,
e sanguinavo già troppo.
Le notti a Pechino
dormivo soltanto,
prono sul letto,
e di tanto in tanto
sognavo di parlarti,
sognavo te.
Opera scritta il 05/11/2016 - 13:53
Da Matih Bobek
Letta n.1070 volte.
Voto: | su 5 votanti |
Commenti
Una scena bellissima sfumata dipinta con dolcezza.Mi ha molto colpita.
Sabry L. 06/11/2016 - 15:45
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Bellissima, questa poesia, traboccante d'amore, ma fon toni pacati e dolci.
Teresa Peluso 05/11/2016 - 21:39
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Ciao Matih
Con il tua delicatezza hai riempito
un foglio bianco con i colori
dell' amore quello
che hai nel tuo cuore.
Stupenda poesia ciao caro.
Maria Cimino 05/11/2016 - 20:44
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di una bellezza
ho vissuto come un film, ogni tua parola letta
vorrei donarti tutte le stelle
ma posso donartene solo una manciata
ho vissuto come un film, ogni tua parola letta
vorrei donarti tutte le stelle
ma posso donartene solo una manciata
laisa azzurra 05/11/2016 - 20:14
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E' così... quando abbiamo una persona dentro il cuore! *****
ANNA BAGLIONI 05/11/2016 - 17:09
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