Mi è capitata tra le mani, una tua foto. Eh, sì non è una novità, "inciampo"spesso nelle tue foto,sono ovunque, sulla mia scrivania, sul muro, nello specchio, nell'agenda, nel computer, eh sì e questa è la parte buffa, sei anche nel mio computer, sì tu, un uomo della tua generazione, che di certo non avrebbe mai compreso una simile tecnologia, eppure...Ti ricordi, quando mamma era in cucina, a fare i piatti, e nonna già dormiva? Ti ricordi, noi, seduti sulla poltrona bianca? Le favole che mi raccontavi...Bettina, Marfisa...i tre porcellini...ti ricordi, quando cambiavi il tono, per imitare la voce dell'orco o del gigante? -"Ucci ucci, sento odor di cristianucci!"- tuonavi, ma io ridevo, perché non avevo paura, tu eri il mio gigante buono. E ogni favola la finivi con la formula di rito, ancora mi sembra di sentirla: -"Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia"- Anche il tuo modo di raccontare le favole, era diverso, avevi una pazienza infinita. E il modo in cui mi guardavi? Te lo ricordi? Eri sempre tenero con me, ma fermo. E il gioco che ti eri inventato, com'era "prigioniera dei prigionieri?" Mi prendevi in braccio, e mi stringevi, "imprigionandomi", poi fingevi di dormire, e io dovevo liberarmi, e andare a nascondermi, mentre mi rincorrevi per tutta la casa, e non so come te la fidavi. E quando eravamo seduti alla tua scrivania, la stessa che ora uso io, te lo ricordi? Mi facevi vedere le monetine, quelle dei tuoi tempi, già fuori, corso. Ero troppo piccola, per capire cosa volesse dire <<Fuori corso>>, ma ti ascoltavo, rapita dalla tua voce, mentre tra le manine, stringevo quei cerchietti, per vederne le strane figure incise, sotto il tuo sguardo attento, che non mi perdeva un solo secondo di vista, e scrutava ogni mio gesto. E le sorpresine, degli ovetti, che immancabilmente, facevano capolino tra le tue cose, nella scrivania? Te le ricordi? E le giornate di pioggia, quando si appannava il vetro? Mi prendevi per mano, e mi portavi nella stanza tua e di nonna, e poi dietro al vetro, e col dito disegnavi "l'uomo con la tuba", era perfetto e bellissimo, e io provavo ad imitarti, con scarsi risultati. Ho aperto uno dei cassetti della scrivania, ci sono ancora le tue cose, così come le hai lasciate. Ho trovato i tuoi carboncini...mi ha fatto un effetto strano...ma bello...ci ho provato a disegnare sai? Ne è uscito un bel disegno...ti ricordi i pasticci che facevo da piccola? E invece oggi ho la tua stessa mano. Mi sembravi altissimo, ed eri sempre perfetto, in ogni occasione, la tua era un eleganza innata, diversa da quella di tutti gli altri, e anche i tuoi modi, erano diversi, era sempre gentile, pacato, ma avevi anche una grande forza.
Mi ricordo le tue mani, il modo in cui, mi abbracciavi e ti muovevi, eri un uomo tutto di un pezzo, ma con un cuore immenso, ti ricordi, quando mamma tirava fuori, la macchina fotografica, e io volevo fare le foto con te? Dicevi sempre di no, non volevi, ma poi ti lasciavi convincere. Alle volte, facevi uno sguardo strano, quando mi vedevi giocare, forse tante cose, dovevano sembrarti strane, ma non dicevi mai nulla, anzi ad ogni compleanno o Natale, mi viziavi, te lo ricordi? Avevi una mente viva, e riuscivi sempre ad inventarti il modo di farmi sorridere, eri sempre presente, la colonna mia e di mamma. Sai, nonno, si vedeva che eri di un altro stampo, che avevi sentito sulla pelle cos'è la guerra, eppure avevi ancora la forza di sorridere. Di giocare, di scherzare d'inventarti parole buffe, più che altro per metterti sullo stesso piano mio, che ero una bambina...E quando io e mamma uscivamo, e tu ci guardavi dal balcone? Sono passati tanti anni, sai? Eppure ti somiglio, ancora qualche tuo alunno, si ricorda e a volte mi riconosce...ti ricordi i giochi che mi compravi? E la televisione, accesa sui cartoni, quando magari avresti preferito il telegiornale? E i miei compleanni? Quando già dalla mattina, non stavo nella pelle per la festa, che mamma, organizzava insieme a te? E quando era il momento di soffiare sulle candeline, io in piedi sulla sedia, che se no non ci arrivavo e tu, dietro a me, le mani sulle mie spalle, ancora cadevo. Ti ricordi? Ma sì, tu ricordi tutto, o almeno voglio pensarla così, se non altro perché da 21 anni ormai, i ricordi sono la tua stessa essenza. Come passa il tempo, eppure non passa mai davvero. Mi restano i ricordi, così fragili eppure indistruttibili. E sorrido, pensando che nel mio cuore vivrai per sempre.
Voto: | su 2 votanti |