trovano posto nel mio firmamento,
ben diverso è il loro sguardo
volto con garbo e senza commento,
esprimono tutto quello che sento
vedono oltre quello che penso,
sono la luce di chi si è perso
e seguono la scia del suo percorso.
Piedi nudi inseguono la mente
ricordano le spine e l’asfalto bollente,
non era passione calpestata dal sole
ma le mie scarpe senza le suole,
funesto percorso molto contorto
dove camminare dovevo lo stesso,
non sono le spine che fanno male
ma le persone che le sanno piantare.
Gocce impietose sentivo di notte
freddo l'inverno bussava alle porte,
il temporale che avevo impresso
cullava spesso il mio sonno incerto,
frammenti di vita dentro ogni sogno
e un cuore degno del mio risveglio,
ma quanto è duro il cuore di falsi
è come un pugno strinto fra sassi.
Scorrevano lente nelle vene
inquietanti gocce a sanare il male,
le sentivo tintinnare sul battito del cuore,
l’ago sempre pronto ad aspettare,
il mio sogno ed il mio giorno
cominciava su un letto d'ospedale,
non c'è dolore ne pietà che ti conviene
se ha il colore del sangue delle vene.
Libera è la mente e libero è anche il cuore
ma dentro una gabbia non possono volare,
vedono la luce nascere dal sole
ma oltre i loro occhi non riescono a guardare,
le mani sono unite e pregano le suore
ma dentro a quel collegio non c’era la passione,
Il Dio che ogni giorno imploravano con amore
ascoltava in silenzio le loro false preghiere.
Il passato se né andato
ma il ricordo resta chiuso nella mente,
ora e per sempre,
le ombre ritornano ogni giorno ogni notte,
le confondo con la gente
che non vede e non sente,
difficile è trovare l’equilibrio da marcare
in un mondo che non guarda oltre il proprio davanzale.
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Nella tua poesia ritrovo la stessa sofferenza , questa poesia è molto bella e io ne condvido il sentire.
Io ho imparato a non aspettare niente da nessuno, e tutto ciò che arriva è sempre un bel regalo...
davvero stupenda....
LIETA GIORNATA, LUIGI.
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