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Tre Fratelli

Non li sentivamo mai, i tre fratelli del piano di sopra. Tre vite unite in una casa di cinquanta metri quadrati.


Enrichetto, esile come una spiga di grano, non usciva quasi mai da quella piccola casa, dedito alla sua gestione millimetrata come la carta dei disegni delle medie, rosso su campo bianco. Ti chiamava con la sua voce flebile quando si affacciava di tanto in tanto per tirare di sotto dalla finestra del piccolo bagno i resti della verdura incartati in buste di carta, da dare alle galline.
Il suo regno era la casa .


Carlino era il più moderno, aveva una lambretta color celestino chiaro, tenuta nel piccolo garage abusivo realizzato sul retro della casa, con la quale arrivava fino al paese e alla città per lavorare, il sostentamento nell'accordo che si era creato trai due fratelli. Le giovanili lentiggini avevano lasciato ormai il posto alle macchie che il tempo aveva allargato. Il suo posto preferito era una sedia a sdraio verde sul piccolo terrazzo prospicente la cucina.


Ai due si aggiunse Enzo, un terzo fratello dei cinque che erano, quando rimase vedovo. Era una cupa ciminiera che si aggirava per il selciato antistante la casa sotto il lampione. Enrichetto non voleva che si fumasse in casa e così, d'inverno, Enzo era là, avvolto costantemente dalla nebbia che produceva. La sua nuvola di smog era una scia acre e fredda che si trascinava per le due rampe di scale. Non rideva mai.


Tre vite unite dalla genetica; ognuno nella sua nuvola, nel loro mondo a parte sul viale del Tirreno.




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Opera scritta il 18/09/2017 - 09:31
Da Glauco Ballantini
Letta n.1257 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


O Spartaco che fine ha fatto?

Glauco Ballantini 19/09/2017 - 15:48

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@ Aurelia: ti ringrazio per l'attenzione al particolare, in effetti leggendolo con attenzione si possono cogliere le cose che vengono suggerite. Il racconto poteva anche intitolarsi i tre regni. Ad ognuno il suo...

Glauco Ballantini 19/09/2017 - 09:59

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@ Spartaco: questo racconto in effetti non è in 110 ma ne mantiene il vezzo, tant'è che ognuno dei fratelli è ritratto nello stesso numero di parole 74. I racconti in 110 sono nati dopo quelli in 5 righe con lo stesso scopo ma avendo la necessità di andare spesso a capo ho preferito contare le singole parole e farli tutti con lo stesso numero esatto.

Glauco Ballantini 19/09/2017 - 09:55

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Ho apprezzato questo racconto che in tre rapide pennellate tratteggia tre fratelli e le loro fisionomie. Bel racconto. Giulio Soro

Giulio Soro 18/09/2017 - 18:27

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Tre sintetici ritratti che dicono di un modo di essere, di vivere, di relazionarsi che riporta malinconicamente in vita un mondo passato .
Quante cose non dette ma abilmente suggerite al lettore!
Complimenti come sempre. Aurelia

Aurelia Strada 18/09/2017 - 14:56

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Uno dei tuoi migliori centodieci parole...veramente piaciuto, geniale. Ti segnalo un refuso che crea un vulnus a questo stupendo racconto: le giovanini lentiggini, anziché giovanili... approfitto per chiederti: Glauco, ma questa idea delle 110 partole, ti è venuta dopo o prima la mia idea dei racconti in 5 righe?...ciaociao.

Spartaco Messina 18/09/2017 - 13:40

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