E poi tu
E poi tu, con la strada che s'abbuia,
come l'ombra che mente la distanza,
mi vieni, con la notte che m'ingoia,
come l'ombra che mente la distanza,
mi vieni, con la notte che m'ingoia,
a violentar le forme di 'sta stanza,
a dir, senza parlare veramente,
d'annuire silenzioso alla tua istanza,
di sentire, anche se non dici niente,
il lamento d'un'anima spaurita,
il violino d'una zingara d'Oriente.
Questi silenzi, testimoni d'eremita
mi dicono di te come seclusa,
comparsa nell'intrico della vita.
Fiore del male, in Terra reclusa,
ti risolvi custodessa d'un enigma
e t'arrendi in solitudine, confusa.
Ma l'anelito è 'l grido di 'ste stigma.
Il mio voto frange il corso del destino.
E dipinta nera d'eresia e di dogma,
t'accompagno per sentire più vicino:
la poesia recitare la tua storia,
e poi l'eco, d'una zingara, il violino.
Opera scritta il 21/10/2017 - 06:11
Da Comma 22
Letta n.1418 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
bella e scorrevole con tecnica dantesca
enio2 orsuni 22/10/2017 - 17:15
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Bellissima poesia, tesa e sognante. Giulio Soro
Giulio Soro 21/10/2017 - 12:41
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