Ci sono giorni in cui il dolore lo vivi in solitudine e lo inghiotti, inerme. Nel silenzio di una notte d’estate, fissando la luna da uno spicchio di cielo.
Ci sono giorni in cui il silenzio ti avvolge e sembra esistere solo il buio. Perdi il senso, perdi la rotta. Navighi da solo tranne il mare dei pensieri a farti compagnia.
Ci sono giorni in cui ti chiedi perché, martellandoti la testa con questa domanda, e poi ti arrabbi sperando che l’intero mondo esploda: le parole inutili che riempiono la quotidianità, parole gettate a caso che incattiviscono invece di addolcire, le corse affannate verso impegni che non vogliamo, persone di cui non ci importa, rincorrendo il tempo che non abbiamo e che invece siamo certi di avere. Ti arrabbi con te che sprechi i momenti, vivendo di progetti per un futuro che spesso non c’è.
Ci sono altri giorni invece in cui non ci sono perché nella tua testa, ma solo un grande vuoto.
Ci sono giorni in cui non parli. Ti chiudi e pensi a lei.
A lei che non c’è più e che amava i girasoli.
A lei che girava intorno a noi, intorno a te, illuminando tutto di una luce che vedeva solo lei. La vedeva così forte che alla fine convinceva anche te di averla e te la faceva sentire, mostrare, vivere.
A lei che viveva di luce e illuminando il mondo sotto la luce della propria visione lo rendeva migliore.
Ci sono giorni, tanti giorni, grigi, inermi e persi, in cui la paura di dimenticare il suo sorriso è più forte di tutto, in cui desideri essertene andata tu al suo posto, che il cielo avesse preso la tua di luce che sicuramente non brilla come la sua. Giorni in cui ti ripeti che non è successo davvero, che lei tornerà. Fingi, menti a te stessa, inganni la tua coscienza fino alla fine, o meglio, fino al momento in cui la razionalità non ti schiaffeggia con la consapevolezza. Fino al momento in cui prendi il telefono in mano per scrivere un messaggio e sbam... muori un pó.
Dopo mille giorni così viene un giorno che si colora della speranza che in quello spicchio di cielo, nel silenzio di una notte d’estate, sia rimasta un pó della sua luce.
Ci sono giorni in cui il silenzio ti avvolge e sembra esistere solo il buio. Perdi il senso, perdi la rotta. Navighi da solo tranne il mare dei pensieri a farti compagnia.
Ci sono giorni in cui ti chiedi perché, martellandoti la testa con questa domanda, e poi ti arrabbi sperando che l’intero mondo esploda: le parole inutili che riempiono la quotidianità, parole gettate a caso che incattiviscono invece di addolcire, le corse affannate verso impegni che non vogliamo, persone di cui non ci importa, rincorrendo il tempo che non abbiamo e che invece siamo certi di avere. Ti arrabbi con te che sprechi i momenti, vivendo di progetti per un futuro che spesso non c’è.
Ci sono altri giorni invece in cui non ci sono perché nella tua testa, ma solo un grande vuoto.
Ci sono giorni in cui non parli. Ti chiudi e pensi a lei.
A lei che non c’è più e che amava i girasoli.
A lei che girava intorno a noi, intorno a te, illuminando tutto di una luce che vedeva solo lei. La vedeva così forte che alla fine convinceva anche te di averla e te la faceva sentire, mostrare, vivere.
A lei che viveva di luce e illuminando il mondo sotto la luce della propria visione lo rendeva migliore.
Ci sono giorni, tanti giorni, grigi, inermi e persi, in cui la paura di dimenticare il suo sorriso è più forte di tutto, in cui desideri essertene andata tu al suo posto, che il cielo avesse preso la tua di luce che sicuramente non brilla come la sua. Giorni in cui ti ripeti che non è successo davvero, che lei tornerà. Fingi, menti a te stessa, inganni la tua coscienza fino alla fine, o meglio, fino al momento in cui la razionalità non ti schiaffeggia con la consapevolezza. Fino al momento in cui prendi il telefono in mano per scrivere un messaggio e sbam... muori un pó.
Dopo mille giorni così viene un giorno che si colora della speranza che in quello spicchio di cielo, nel silenzio di una notte d’estate, sia rimasta un pó della sua luce.
Opera scritta il 20/08/2018 - 21:47
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Commenti
In conclusione nonostante la malinconia di fondo, abbiamo un componimento degno di nota, se queste righe sono autobiografiche con molta umiltà mi sento in dovere di dirti di non lasciarti trasportare dagli eventi e dalla tristezza in attesa del "Sole" o di qualcuno che ci tiri fuori dalla ridda di patemi interiori.
Sicuramente la lettura di "Girasole" mi convince a leggerti e "recensirti" ancora. (visto che i miei commenti solitamente risultano un po' lunghi)
Bravura insindacabile, alla prox
Sicuramente la lettura di "Girasole" mi convince a leggerti e "recensirti" ancora. (visto che i miei commenti solitamente risultano un po' lunghi)
Bravura insindacabile, alla prox
Giuseppe Scilipoti 22/08/2018 - 15:25
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Stilisticamente ti faccio i miei complimenti, davvero.
Ho trovato uno stile pulito, scorrevole ed elegante. Elegante soprattutto, perché è stato il primo dettaglio che mi è saltato all'occhio.
Ho apprezzato anche la prima persona narrante, dato il contesto assolutamente non limitante, perché ti ha permesso di presentare l'io narratrice personaggio femminile attraverso degli accostamenti ad hoc.
Il testo non è attraversato da una vera e propria trama, ma da un filo di pensieri, ricordi e mancanze
Ho trovato uno stile pulito, scorrevole ed elegante. Elegante soprattutto, perché è stato il primo dettaglio che mi è saltato all'occhio.
Ho apprezzato anche la prima persona narrante, dato il contesto assolutamente non limitante, perché ti ha permesso di presentare l'io narratrice personaggio femminile attraverso degli accostamenti ad hoc.
Il testo non è attraversato da una vera e propria trama, ma da un filo di pensieri, ricordi e mancanze
Giuseppe Scilipoti 22/08/2018 - 15:21
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Ciao Michela, ho letto, anzi riletto due volte questo racconto, che a mio avviso è un mix ben congeniato di testo introspettivo/soliloquio e poesia.
A mio avviso in queste righe personifichi un girasole, che "gira" attorno al sole ed aspetti i suoi raggi che rappresentano delle nuove possibilità però sai anche benissimo che queste piante non durano troppo e si perdono nonchè spengono lentamente.
Forse nel rigo finale c'è una qualche speranza...
A mio avviso in queste righe personifichi un girasole, che "gira" attorno al sole ed aspetti i suoi raggi che rappresentano delle nuove possibilità però sai anche benissimo che queste piante non durano troppo e si perdono nonchè spengono lentamente.
Forse nel rigo finale c'è una qualche speranza...
Giuseppe Scilipoti 22/08/2018 - 15:17
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Emozionante...un racconto che è poesia, interiore e profondo. E poi chissà la luce tornerà anche in un mattino grigio e spazzerà via nuvole con il suo colore!!!
Margherita Pisano 21/08/2018 - 09:23
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