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Lo spazio del mare

C'era una volta una prostituta di nome Veronika. Come tutte le prostitute era nata vergine e innocente e nell'adolescenza aveva sognato di incontrare l'uomo della sua vita, di sposarsi e di avere dei figli e una bella casa. E poi,c'era quella necessità, interiore, che non aveva spiegazione nemmeno per lei.
Veronika desiderava uno spazio, una stanza segreta dentro di sé, dove sentire il mare, immaginarlo e lasciarsi abbracciare nel silenzio del suo movimento. Non costava niente, non pregiudicava la sua giornata, ma quei silenzi assorti spaventavano gli uomini che volevano controllare i suoi pensieri, i suoi abiti, le sue parole. D'altra parte le donne la temevano, bella e un po' nelle nuvole la trovavano seducente a livelli pericolosi. Veronika sempre più sola con il suo mare interiore aveva lasciato gli studi di letteratura quando il professore Giorgetti, appassionato all'insegnamento, ci aveva provato. E lei lo aveva fatto. Era uscita con quest'uomo che poteva essere suo padre, ma non lo era. Poteva essere un innamorato, ma non lo era. Lei lo sapeva.
Veronika sentiva il grido del suo corpo che cresceva, si alzava tra le mani del professore, un gioco caldo, intriso di labbra, di gambe, di schiene e di sudore, di piacere scivolato tra i sedili dell'auto. Metteva a tacere il mare man mano che questo gioco di sesso diventava potere che lei riusciva ad esercitare su di lui, e dopo poco sul padrone di casa che aspettava gli affitti arretrati. Perché no? Per la prima volta gestiva la sua vita e quella degli uomini che desideravano le sue coste, i suoi territori, ma non si spingevano mai nel mare, che nel tempo arretrava lasciando i pesci soffocare senz'acqua.
Ormai aveva una discreta lista di clienti, la pagavano bene. Dopo la prima volta diventavano affezionati e spesso dipendenti da quel suo particolare esserci e non esserci, presenza e assenza durante il sesso, un cerchio di seduzione che lasciava spossati gli attori paganti.
Veronika accoglieva le loro vite, abbracciava frustrazioni, delusioni, piccole o grandi meschinità. Parole e respiri riempivano il monolocale che si svuotava appena il cliente usciva, bastava aprire la porta che dava sul terrazzo. La collina più avanti assorbiva parte dello smog che la strada trafficata immetteva nell'aria sotto casa sua. Veronika vendeva un servizio completo, un prodotto all'avanguardia... così pensava quando la sera restava sola con il suo unico amore. Si accoccolavano sul divano guardando la tv e dormivano insieme, abbracciati in un sonno infantile. Sirio, aveva un visino tratteggiato, una sorta di benda da pirata su un occhio e tutto il resto del corpo diviso tra bianco e nero.Era il suo gatto. Durante il giorno quando un cliente suonava il campanello, lui tendeva le zampe in un gesto di stretching, arcuava la schiena come un dromedario, e stizzito, usciva sul terrazzo, dando le spalle alla camera da letto. Veronika doveva andare a riprenderselo la sera, lo riempiva di baci per farsi perdonare. D'altronde amava solo lui.
Alla Domenica non riceveva mai clienti, ma questo era nuovo. Le era stato introdotto da uno dei suoi “pazienti” habituè, descritto come un uomo pieno di vita, ma in questo momento privo di legami d'amore, Walter.
Veronika osservava il gatto che dormiva coprendosi gli occhi con la zampa nera, l'unica tra le altre bianche...il campanello suonava e Sirio più permaloso del solito si precipitava sul terrazzo, saltando sulla ringhiera, che, scivolosa dalla pioggia, non lo tratteneva lasciandolo cadere giù.
“Nooo” gridava lei mentre apriva la porta al nuovo cliente.
“Che succede? Ti ho spaventata...così solo suonando alla porta?”sorrideva, per presentarsi.
“Aiutami ti prego Walter, non ho il coraggio di guardare giù. Il mio gatto è caduto dal terrazzo” gridava Veronika.
Walter capì che non era un gioco quello, e si mise a cercare. Potevano essere cinque metri di altezza e sotto la strada era piena di auto in movimento. “ Ma dov'è? Non lo vedo! Ma di che colore è?” chiedeva mentre si sporgeva dalla ringhiera.
“Nero, e anche bianco” supplicava Veronika.
All'improvviso il campanello suonava, a lungo.
“Ma che, aspetti qualcun altro?” si tirava su di scatto Walter.
“Ma no, che dici!” ribatteva nervosa lei, mentre apriva la porta.
“Siriooo! Amore mio ma dov'eri finito?” scoppiava a piangere Veronika balbettando una serie di parole tra i singhiozzi, incomprensibili. E rideva, e piangeva e baciava Sirio, baciava Alessio il giovane che vive al piano di sotto e che aveva raccolto il gatto dai panni stesi al balcone, e poi baciava Walter che, incredulo, si chiedeva che razza di prostituta fosse quella!
Alessio discreto si defilava, chiudendo senza rumore la porta. Veronika sul divano controllava ogni centimetro del corpo di Sirio e continuava a piangere“ Ho sbagliato tutto, se tu morissi io che farei, ho sbagliato tutto”.
Walter si schiariva la voce “ Ma il ragazzo che ha portato il gatto...è un tuo cliente?!”
“Ma no che dici” rispondeva Veronika mentre accarezzava il pancino nero di Sirio “Hai visto com'è giovane?”
“ Ah grazie, quindi io sono vecchio, e per questo vengo qui, perché sono alla disperazione!”
Veronika alzava la testa dal divano. I ricci le coprivano un occhio, l'altro aveva un sentiero nero di mascara che volgeva all'orecchio. Lei sorrideva, anzi lei e il nuovo cliente scoppiavano a ridere rotolando sul divano.
Sirio scendeva, aveva fame e sapeva dove andare.
Loro lo guardavano esclamando “Ho fame!” in coro.
“Va bene” continuava a ridere Veronika, asciugando con la mano il mascara sciolto, misto lacrime.
“Mangiamo qualcosa”.
“Sì mangiamo qualcosa” rispondeva Walter “Ma dopo”.
Le baciava gli occhi, lavando quella scia nera, approdando sulla bocca, socchiusa.
Così fu normale fare l'amore. Poi fu giusto mangiare, ridere e parlare. E poi fu bello e anche triste baciarsi sulla porta...
“Allora sei decisa? Domani vai dai tuoi, a Firenze?” Walter le teneva le mani, serrate tra le sue.
“Sì, da tanto tempo manco da casa mia, domattina alle nove partirò, meglio così Walter, credimi.”
“Come vuoi, sai... mi piacerebbe un giorno portarti al mare, ecco” le baciava le mani ed usciva con un sorriso. “Al mare” pensava Veronika scivolando verso il pavimento con la schiena incollata alla porta ormai chiusa.
Al mattino dopo, l'aria era fredda e umida mentre Veronika trascinava il troller rosso che sua madre le aveva regalato quando si era trasferita a Bologna per frequentare l'Università, e nell'altra mano la gabbietta con Sirio, appiattito sul fondo, spaventato dai rumori della stazione.
Alzando gli occhi verso il binario, era rimasta ferma, con il cuore sospeso.
Walter agitò una mano che teneva un secchiello e una paletta, li posò a terra senza staccare lo sguardo dal viso stupito di lei.
Veronika era sempre più vicina, tutto prendeva di nuovo forma, il mare riprendeva con passione lo spazio e una tempesta si stava avvicinando tra l'odore umido della nebbia lungo il binario.
Walter era lì ad aspettarla,alla stazione,con un mazzo di rose rosse e gli occhi inondati di luce. Veronika trasalì perché non se l'aspettava, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. Poi s'incamminarono verso l'uscita. Pensò che quell'uomo l'aveva conosciuto tutto sommato da poco, che aveva fatto l'amore con lui solo il giorno prima, che era stato sposato due volte e che non tutte le credenziali erano impeccabili. Ma non si chiese ciò che accade dopo che la scritta "fine" è apparsa sullo schermo. Se un giorno qualcuno le avesse chiesto di raccontare la sua storia gli avrebbe soltanto chiesto di iniziarla come una favola, con le parole...c'era una volta...
(Incipit e finale liberamente tratti dal romanzo "Undici minuti" di Paolo Coehlo)



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Opera scritta il 05/11/2018 - 22:19
Da Grazia Giuliani
Letta n.982 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Un bellisssimo racconto con scene da film in bianco e nero con dolci, tenere emozioni e finale da favola.
Ho "trovato" lo scritto pescando nella sezione scritture creative.
Ciao Grazia.

GIOVANNI PIGNALOSA 19/11/2018 - 22:44

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Ti ho inviato un messaggio nella messaggistica.

Antonio Girardi 09/11/2018 - 10:43

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Bellissimo , per me sei molto brava. Ciao

giovanni benvenuto vavassori 08/11/2018 - 18:29

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Grazie, grazie a tutti!

Grazia Giuliani 08/11/2018 - 17:57

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Un brano di narrativa ottimo. La storia mi è piaciuta tantissimo!

michele gentile 08/11/2018 - 09:00

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Un bellissimo racconto, scritto impeccabilmente e veramente affascinante. Bravissima Grazia, scrivi benissimo, a te buona serata.

Paolo Ciraolo 07/11/2018 - 19:18

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Bellissimo, brava

Mary L 06/11/2018 - 21:05

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beh
ormai si sa, sei una garanzia . quel secchiello e quella paletta forse sono stati i doni più belli che abbia mai ricevuto... "una promessa"...una Pretty Woman nostrana, senza un vero principe azzurro, ma il vero amore non cerca altro che amore.
Divina, cara splendida amica
proprietà d'espressione eccellente
Buona serata

laisa azzurra 06/11/2018 - 20:13

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È un racconto bellissimo, mi è piaciuta tanto la storia.
Tenero nel contenuto e ottimo nella prosa, scritto davvero bene.
Uno dei tuoi più belli, a parer mio...
Complimenti, Grazia!

PAOLA SALZANO 06/11/2018 - 19:26

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GRAZIA....Molto bella questa storia, scritta con eleganza dalla quale traspare una realtà che spesso nella vita non si riesce a percepire cioè l’umanita delle persone. Quel proprio io che ci distingue e ci fa essere persone normali piene di sentimento. Sei molto brava Ciao 10**********

mirella narducci 06/11/2018 - 17:07

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Bellissimo racconto.Ti stimavo come poetessa ma ora ti stimo anche come scrittrice m

Antonio Girardi 06/11/2018 - 14:00

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Ho iniziato la mattina, leggendo il tuo racconto pieno di umanità e di fantasia . Bello!

Teresa Peluso 06/11/2018 - 07:56

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