A proposito di solidarietà femminile (storia in trenta minuti)
Ore 7 a.m.
Il portone ad arco è ancora chiuso. La maniglia in ottone riflette la luce del primo sole, lucida come se nessuno mai la toccasse durante il giorno, come se la notte l'umidità ne temesse il contatto e se ne andasse altrove, nei palazzi dagli androni aperti, dal muro scrostato dove i gatti trovano rifugio dal freddo o dal sole che sembra una graticola, e marcano il territorio con l'urina che spande un tanfo di ammoniaca su per le scale.
In Via Susa al numero sette, invece, non si entra senza chiavi o senza che qualcuno apra.
Nelle ore del giorno la portinaia spalanca il portone, tre scalini, ampi, lo dividono dal marciapiede e i passanti, attratti dal profumo di pulito che fuoriesce, non possono fare a meno di voltarsi e intravedere l'interno, dove una porta a vetro dallo stile liberty, protegge le scale e gli spazi a piano terra, dagli sguardi. Solo il piccolo appartamento di Greta, la portinaia, è al di qua dei vetri colorati. Da lì si deve passare senza sfuggire al suo controllo, seppur discreto e misurato.
Lei non è come te l'aspetti. Lo sa bene il corriere, il postino e tutto il parco maschile che lì si reca per vari servizi. Quando l'indirizzo del loro lavoro è Via Susa, sette, la giornata sembra meno faticosa. Greta ha un sorriso, uno sguardo ammiccante e un timbro di voce che scaldano l'immaginazione, quanto basta ad andare via con un sapore sulla bocca, l'idea di un bacio al caffè, al di là del portoncino, sempre aperto dove Greta vive. Una poltrona di midollino sulla soglia è la barriera che sottintende un limite privato.
Ore 7.05
“Signorina Mara, buongiorno, è mattiniera stamattina!” Greta si affaccia sull'androne sorpresa
“Buongiorno” Mara risponde seccata “Il notaio mi ha chiesto di venire prima. Oggi è una giornata
con molti impegni, non si preoccupi, come vede ho le chiavi”
“Eh già, buon lavoro allora... immagino i vostri impegni...”
Mara si ferma sullo zerbino, grande come un tappeto, steso vicino alla porta a vetro, si volta lasciando scivolare la borsa dalla spalla, prendendola tra le braccia “ Che cosa ha detto scusi?!”
“Ho detto... che il notaio è un uomo pieno di impegni” Greta mette la mano sinistra nella tasca del pantalone che leggero si muove attorno ai fianchi accompagnando il passo elegante mentre rientra nel suo appartamento. L'orario di lavoro, per lei, non è ancora iniziato.
Ore 7.10
Mara è sulle scale, ha già dimenticato il fastidio di quell'intrusione, sale senza l'ascensore.
L'ufficio dove lavora, si trova al terzo piano, al secondo c'è l'abitazione di Carlo, il notaio.
Al pianerottolo del primo piano si toglie i sandali, li lascia nell'angolo accanto alla parete e sale a piedi nudi. C'è silenzio, corposo. Lei lo attraversa come un coltello che taglia la torta.
I piedi sudati si attaccano al marmo della scala, un leggero stropiccio l'accompagna mentre si ferma alla porta di casa e tende l'udito. Carlo potrebbe essere sotto la doccia o ancora a letto, paziente si ferma … il solo rumore che sente è il battito accelerato del suo cuore.
Ore 7.18
Mara si decide, come un segugio ascolta un aroma di caffè, da poco passato. Sale al terzo, non ha bisogno di origliare. Qualcosa di sommesso come una risata le viene incontro, aveva già capito senza bisogno di vedere o udire. Sapeva anche troppo, bastava pulire gli occhiali, da tempo annebbiati.
Lenta, apre con la chiave. Svolta l'angolo verso lo studio privato, più si avvicina più il parlottare sembra intimo. Ha le gambe forti Mara, nel vedere Carlo seduto sulla poltrona, intrecciato a un altro corpo dalla linea femminile. Carlo la vede, si scrolla di dosso l'altra...l'altra...
Ore 7.20
“Non fare tragedie Mara, io, non ti ho mai illuso” Carlo le si avvicina con i palmi aperti come volesse placare una folla che sta per ribellarsi
“Hai detto bene Carlo, a me, non hai fatto promesse, non mi devi spiegazioni...solo a tua moglie le dovrai, solo a lei. Appena rientra dalla vacanza o forse subito, per telefono..!”
Carlo ha i palmi aperti, li chiude intorno alle spalle di Mara, la strattona fino alle scale, la spinge.
Ore 7.23
Dall'alto del terzo piano Carlo e Greta guardano il corpo di Mara, in una posizione innaturale, accasciato vicino alla ringhiera alla fine della scala.
“Greta, perché sei salita stamani?” è un urlo sussurrato quello di Carlo, mentre la scuote tenendola per le spalle. I palmi aperti si appiccicano alla pelle nuda di lei “Ti ho lasciato un biglietto in guardiola, non dovevi salire, sapevo che mi avrebbe controllato, come hai fatto a non vederla?!!”
“Non ho visto il biglietto, non ho visto lei, ero già salita da te, dalla scala di servizio, come tu vuoi...” Greta si libera dalla presa, si riveste in fretta “Dovrai chiamare il 118, la polizia, fa come vuoi stronzo!” scende le scale, quelle ampie, che ogni sera pulisce con attenzione.
Mette la mano in tasca, il biglietto di Carlo scricchiola “Ti dirò io quando puoi salire in ufficio, basta sorprese al mattino presto! Ti ringrazio Greta”
Continua a scendere, vede i sandali di Mara, appoggiati nell'angolo. “Così educata, non voleva far rumore...”
Ore 7.30
La portinaia apre il portone. Sul marciapiede un gatto tende il dorso disegnando una buffa gobba, poi se ne va lasciando uno schizzo di urina sullo scalino più vicino alla strada.
Il suono di una sirena sfuma il silenzio.
Il portone ad arco è ancora chiuso. La maniglia in ottone riflette la luce del primo sole, lucida come se nessuno mai la toccasse durante il giorno, come se la notte l'umidità ne temesse il contatto e se ne andasse altrove, nei palazzi dagli androni aperti, dal muro scrostato dove i gatti trovano rifugio dal freddo o dal sole che sembra una graticola, e marcano il territorio con l'urina che spande un tanfo di ammoniaca su per le scale.
In Via Susa al numero sette, invece, non si entra senza chiavi o senza che qualcuno apra.
Nelle ore del giorno la portinaia spalanca il portone, tre scalini, ampi, lo dividono dal marciapiede e i passanti, attratti dal profumo di pulito che fuoriesce, non possono fare a meno di voltarsi e intravedere l'interno, dove una porta a vetro dallo stile liberty, protegge le scale e gli spazi a piano terra, dagli sguardi. Solo il piccolo appartamento di Greta, la portinaia, è al di qua dei vetri colorati. Da lì si deve passare senza sfuggire al suo controllo, seppur discreto e misurato.
Lei non è come te l'aspetti. Lo sa bene il corriere, il postino e tutto il parco maschile che lì si reca per vari servizi. Quando l'indirizzo del loro lavoro è Via Susa, sette, la giornata sembra meno faticosa. Greta ha un sorriso, uno sguardo ammiccante e un timbro di voce che scaldano l'immaginazione, quanto basta ad andare via con un sapore sulla bocca, l'idea di un bacio al caffè, al di là del portoncino, sempre aperto dove Greta vive. Una poltrona di midollino sulla soglia è la barriera che sottintende un limite privato.
Ore 7.05
“Signorina Mara, buongiorno, è mattiniera stamattina!” Greta si affaccia sull'androne sorpresa
“Buongiorno” Mara risponde seccata “Il notaio mi ha chiesto di venire prima. Oggi è una giornata
con molti impegni, non si preoccupi, come vede ho le chiavi”
“Eh già, buon lavoro allora... immagino i vostri impegni...”
Mara si ferma sullo zerbino, grande come un tappeto, steso vicino alla porta a vetro, si volta lasciando scivolare la borsa dalla spalla, prendendola tra le braccia “ Che cosa ha detto scusi?!”
“Ho detto... che il notaio è un uomo pieno di impegni” Greta mette la mano sinistra nella tasca del pantalone che leggero si muove attorno ai fianchi accompagnando il passo elegante mentre rientra nel suo appartamento. L'orario di lavoro, per lei, non è ancora iniziato.
Ore 7.10
Mara è sulle scale, ha già dimenticato il fastidio di quell'intrusione, sale senza l'ascensore.
L'ufficio dove lavora, si trova al terzo piano, al secondo c'è l'abitazione di Carlo, il notaio.
Al pianerottolo del primo piano si toglie i sandali, li lascia nell'angolo accanto alla parete e sale a piedi nudi. C'è silenzio, corposo. Lei lo attraversa come un coltello che taglia la torta.
I piedi sudati si attaccano al marmo della scala, un leggero stropiccio l'accompagna mentre si ferma alla porta di casa e tende l'udito. Carlo potrebbe essere sotto la doccia o ancora a letto, paziente si ferma … il solo rumore che sente è il battito accelerato del suo cuore.
Ore 7.18
Mara si decide, come un segugio ascolta un aroma di caffè, da poco passato. Sale al terzo, non ha bisogno di origliare. Qualcosa di sommesso come una risata le viene incontro, aveva già capito senza bisogno di vedere o udire. Sapeva anche troppo, bastava pulire gli occhiali, da tempo annebbiati.
Lenta, apre con la chiave. Svolta l'angolo verso lo studio privato, più si avvicina più il parlottare sembra intimo. Ha le gambe forti Mara, nel vedere Carlo seduto sulla poltrona, intrecciato a un altro corpo dalla linea femminile. Carlo la vede, si scrolla di dosso l'altra...l'altra...
Ore 7.20
“Non fare tragedie Mara, io, non ti ho mai illuso” Carlo le si avvicina con i palmi aperti come volesse placare una folla che sta per ribellarsi
“Hai detto bene Carlo, a me, non hai fatto promesse, non mi devi spiegazioni...solo a tua moglie le dovrai, solo a lei. Appena rientra dalla vacanza o forse subito, per telefono..!”
Carlo ha i palmi aperti, li chiude intorno alle spalle di Mara, la strattona fino alle scale, la spinge.
Ore 7.23
Dall'alto del terzo piano Carlo e Greta guardano il corpo di Mara, in una posizione innaturale, accasciato vicino alla ringhiera alla fine della scala.
“Greta, perché sei salita stamani?” è un urlo sussurrato quello di Carlo, mentre la scuote tenendola per le spalle. I palmi aperti si appiccicano alla pelle nuda di lei “Ti ho lasciato un biglietto in guardiola, non dovevi salire, sapevo che mi avrebbe controllato, come hai fatto a non vederla?!!”
“Non ho visto il biglietto, non ho visto lei, ero già salita da te, dalla scala di servizio, come tu vuoi...” Greta si libera dalla presa, si riveste in fretta “Dovrai chiamare il 118, la polizia, fa come vuoi stronzo!” scende le scale, quelle ampie, che ogni sera pulisce con attenzione.
Mette la mano in tasca, il biglietto di Carlo scricchiola “Ti dirò io quando puoi salire in ufficio, basta sorprese al mattino presto! Ti ringrazio Greta”
Continua a scendere, vede i sandali di Mara, appoggiati nell'angolo. “Così educata, non voleva far rumore...”
Ore 7.30
La portinaia apre il portone. Sul marciapiede un gatto tende il dorso disegnando una buffa gobba, poi se ne va lasciando uno schizzo di urina sullo scalino più vicino alla strada.
Il suono di una sirena sfuma il silenzio.
Opera scritta il 28/06/2019 - 21:35
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Voto: | su 5 votanti |
Commenti
Grazie, avete commentato nonostante il caldo
Grazia Giuliani 01/07/2019 - 18:58
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Un insieme di bravura,
Complimenti Grazia..
Complimenti Grazia..
Salvatore Rastelli 30/06/2019 - 14:47
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GRAZIA...C'è una frase che dice "cotto e mangiato" Il tuo giallo si conclude velocemente ma è ricchissimo di particolari che ne fanno un quadro da rivisitare molte volte, si legge con piacere. Sempre bravissima
Ciao
Ciao
mirella narducci 29/06/2019 - 19:03
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Scrittura di grande qualità, alto livello!!! Sei più che brava. Ti abbraccio
Maria Isabel Mendez 29/06/2019 - 14:58
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Grazia
il tuo talento è indiscutibile...
Mi sembra di aver letto un romanzo intero per la capacità che hai di trasmettere l'emozione del personaggio, il colore e la descrizione minuziosa dell'ambiente, il profumo, la grazia ed i movimenti, quasi "senza dire". Mi sento spettatrice, quasi come una passante ignara alla quale la portinaia ha fatto il resoconto dettagliato...
Solidarieta femminile?
Ecco, un esempio neppure troppo raro, neppure così inverosimile. Che sei brava, già lo sai....che sei un'eccezione, forse no....
ciao cara
il tuo talento è indiscutibile...
Mi sembra di aver letto un romanzo intero per la capacità che hai di trasmettere l'emozione del personaggio, il colore e la descrizione minuziosa dell'ambiente, il profumo, la grazia ed i movimenti, quasi "senza dire". Mi sento spettatrice, quasi come una passante ignara alla quale la portinaia ha fatto il resoconto dettagliato...
Solidarieta femminile?
Ecco, un esempio neppure troppo raro, neppure così inverosimile. Che sei brava, già lo sai....che sei un'eccezione, forse no....
ciao cara
laisa azzurra 29/06/2019 - 12:27
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una vicenda tragica che si consuma nell'arco di mezz'ora raccontata con accuratezza. Tre donne, una all'oscuro di tutto...la moglie, e due amanti e un uomo forse stimato ma senza scrupoli. Un giallo in poche righe. Al di là della vicenda, un corto realistico, narrata come solo tu sai fare, mi ha colpito la tratteggiatura dei particolari, quasi una telecamera per un film in diretta girato da te con le parole. Sempre più sorprendente....
Adriano Martini 29/06/2019 - 12:12
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Non so se si può definire bellissimo qualcosa di tragico...ma è avvincente e descritto con minuzia. E realistico, purtroppo. Sembra l'antefatto ad un'indagine di Poirot.
Complimenti, e ancora complimenti
Complimenti, e ancora complimenti
Mirko (MastroPoeta) 29/06/2019 - 11:26
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