Era la fine dell’estate del 1969 e la squadra di calcio della Casertana, a seguito di un sorteggio ritenuto ingiusto, fu retrocessa in serie C suscitando lo sdegno, non solo dei tifosi, ma di tutta la cittadinanza. Lo stesso sindaco propose dimostrazioni pubbliche per quella che era stata giudicata una decisione ingiusta da parte della Federazione. Solo che, come è facile prevedere il corso di queste cose, quella che inizialmente doveva essere una pacifica dimostrazione, sfociò in atti di vandalismo.
A farne le spese furono soprattutto i commercianti che subirono la distruzione di tutte le vetrine dei loro negozi.
L’ufficio in cui lavoravo da pochi mesi, aveva i balconi che davano proprio sul corso principale della città e questo permetteva a me ed alle mie colleghe di fare da spettatrici a tutti gli atti di violenza che avvenivano sotto i nostri occhi allibiti.
Consideravamo quelle proteste, e lo penso ancora oggi, troppo esagerate per delle motivazioni così futili.
Capitò proprio in quei giorni che il mio fidanzato fosse in licenza per cui, come era solito fare, una di quelle sere venisse a prendermi.
Ma avendo incontrato molte difficoltà a raggiungere il mio ufficio, a causa delle barriere di fumo causate dall'incendio dei copertoni delle auto, per opera dei dimostranti al ritorno decidemmo di cambiare itinerario allungando un po’ la distanza da casa.
Mio padre, che fino a quel giorno non era mai venuto a prendermi all’uscita dal lavoro, quella sera, preoccupato per gli avvenimenti, decise di venirmi incontro.
Purtroppo, avendo cambiato strada, l’intento non si realizzò.
Arrivati a casa mi sorpresi di trovarlo sotto il portone. Non appena mi avvicinai per salutarlo, mi sentii arrivare uno schiaffo in pieno viso che per un attimo mi lasciò senza respiro sia per il dolore che per la sorpresa.
In diciannove anni quello fu il primo schiaffo che ricevevo e fortunatamente fu anche l’ultimo.
Tramite mia madre seppi che papà, non avendomi incontrata e non avendomi neppure trovata a casa, aveva dedotto che essendo in compagnia del fidanzato, me ne fossi andata a passeggio, fregandomene di quello che stava accadendo per le strade.
Non era andata così,ma lui non mi diede l’opportunità di spiegarmi lasciandomi addosso un senso di immeritata colpa nonché l’umiliazione di averle prese in presenza del fidanzato che, come è facile immaginare, andò su tutte le furie.
Tra me e mio padre riconosco che c’era poca confidenza ma per me che cercavo a tutti i costi di fare le cose giuste affinché lui potesse essere sempre orgoglioso di sua figlia, quello schiaffo rappresentava una mortificazione grandissima.
Per molti anni mi sono portata dentro la sensazione che quella reazione fosse stata esagerata, sapeva che io non gli avevo mai mancato di rispetto.
Poi un giorno, ritornando per caso su quest’episodio con mia madre, mi confessò che di quello schiaffo mio padre si era sempre pentito ma che era troppo orgoglioso per ammettere di avere sbagliato.
Il suo gesto non era stato un atto punitivo ma l’istintiva conseguenza per l'estrema paura che io potessi essere stata coinvolta in qualche incidente e, non avendomi trovata, era stato preso dal panico per il solo pensarlo.
Una giustificazione che ho compreso solo quando ho avuto dei figli anch’io.
Alla fine ho realizzato che in quello schiaffo c’era tutto l’amore di un padre per una figlia anche se lo aveva espresso a modo suo.
A farne le spese furono soprattutto i commercianti che subirono la distruzione di tutte le vetrine dei loro negozi.
L’ufficio in cui lavoravo da pochi mesi, aveva i balconi che davano proprio sul corso principale della città e questo permetteva a me ed alle mie colleghe di fare da spettatrici a tutti gli atti di violenza che avvenivano sotto i nostri occhi allibiti.
Consideravamo quelle proteste, e lo penso ancora oggi, troppo esagerate per delle motivazioni così futili.
Capitò proprio in quei giorni che il mio fidanzato fosse in licenza per cui, come era solito fare, una di quelle sere venisse a prendermi.
Ma avendo incontrato molte difficoltà a raggiungere il mio ufficio, a causa delle barriere di fumo causate dall'incendio dei copertoni delle auto, per opera dei dimostranti al ritorno decidemmo di cambiare itinerario allungando un po’ la distanza da casa.
Mio padre, che fino a quel giorno non era mai venuto a prendermi all’uscita dal lavoro, quella sera, preoccupato per gli avvenimenti, decise di venirmi incontro.
Purtroppo, avendo cambiato strada, l’intento non si realizzò.
Arrivati a casa mi sorpresi di trovarlo sotto il portone. Non appena mi avvicinai per salutarlo, mi sentii arrivare uno schiaffo in pieno viso che per un attimo mi lasciò senza respiro sia per il dolore che per la sorpresa.
In diciannove anni quello fu il primo schiaffo che ricevevo e fortunatamente fu anche l’ultimo.
Tramite mia madre seppi che papà, non avendomi incontrata e non avendomi neppure trovata a casa, aveva dedotto che essendo in compagnia del fidanzato, me ne fossi andata a passeggio, fregandomene di quello che stava accadendo per le strade.
Non era andata così,ma lui non mi diede l’opportunità di spiegarmi lasciandomi addosso un senso di immeritata colpa nonché l’umiliazione di averle prese in presenza del fidanzato che, come è facile immaginare, andò su tutte le furie.
Tra me e mio padre riconosco che c’era poca confidenza ma per me che cercavo a tutti i costi di fare le cose giuste affinché lui potesse essere sempre orgoglioso di sua figlia, quello schiaffo rappresentava una mortificazione grandissima.
Per molti anni mi sono portata dentro la sensazione che quella reazione fosse stata esagerata, sapeva che io non gli avevo mai mancato di rispetto.
Poi un giorno, ritornando per caso su quest’episodio con mia madre, mi confessò che di quello schiaffo mio padre si era sempre pentito ma che era troppo orgoglioso per ammettere di avere sbagliato.
Il suo gesto non era stato un atto punitivo ma l’istintiva conseguenza per l'estrema paura che io potessi essere stata coinvolta in qualche incidente e, non avendomi trovata, era stato preso dal panico per il solo pensarlo.
Una giustificazione che ho compreso solo quando ho avuto dei figli anch’io.
Alla fine ho realizzato che in quello schiaffo c’era tutto l’amore di un padre per una figlia anche se lo aveva espresso a modo suo.
Opera scritta il 21/02/2020 - 12:23
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Commenti
Molto bello, e vero... tanto vero. Ne so purtroppo qualcosa. Un grosso saluto
Mirko D. Mastro(Poeta) 22/02/2020 - 16:44
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Infinite grazie anche ad Alfonso.
santa scardino 22/02/2020 - 14:31
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L'amore del padre per una figlia spesso si esprime in molti modi. Forse quello è stato il meno appropriato. Forse bisogna tornare su quella circostanza, sullo stato di tensione, pensare ad un padre che in mezzo a tumulti e pericoli cerca la figlia, non la trova e fa aumentare la preoccupazione e la carica emotiva.
Nel vederti quella tensione si è scaricata sul tuo viso, forse era meglio un abbraccio, ma non siamo tutti uguali.
Complimenti per la descrizione molto accattivante e aggiungerei un affettuoso rimprovero per un grande papà.
Nel vederti quella tensione si è scaricata sul tuo viso, forse era meglio un abbraccio, ma non siamo tutti uguali.
Complimenti per la descrizione molto accattivante e aggiungerei un affettuoso rimprovero per un grande papà.
ALFONSO BORDONARO 22/02/2020 - 11:29
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Ringrazio sia Salvatore che Giuseppe per la loro presente attenzione. Buona serata.
santa scardino 21/02/2020 - 18:20
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Racconto ad insegnamento,
molto significativo.. complimenti.
molto significativo.. complimenti.
Salvatore Rastelli 21/02/2020 - 16:44
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Se il Casertana non scendeva in C, a parte che si evitavano i tumulti da parte dei facinorosi, ti saresti risparmiata quello schiaffo però... non tutto il male viene per nuocere poiché da ciò hai compreso e poi realizzato una volta divenuta madre di come l'apprensione è una delle modalità più disperate per amare qualcuno.
Santa, grazie per aver scritto questo racconto, non hai idea di quando mi ha fatto bene leggerlo e per di più ti sei discostata anche stavoota dal classico aneddoto romanzato, del resto quando apri il baule dei ricordi ti escono cose davvero belle.
Brava e... non vedo l'ora di leggere altri tuoi lavori.
Alla prox!!!
Santa, grazie per aver scritto questo racconto, non hai idea di quando mi ha fatto bene leggerlo e per di più ti sei discostata anche stavoota dal classico aneddoto romanzato, del resto quando apri il baule dei ricordi ti escono cose davvero belle.
Brava e... non vedo l'ora di leggere altri tuoi lavori.
Alla prox!!!
Giuseppe Scilipoti 21/02/2020 - 14:39
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Ciao Santa, non hai idea di quanto mi è piaciuto questo racconto, a parte che ho una forte predilezione per il genere autobiografico, c'è da dire che queste righe mi hanno veramente... "colpito", tu da uno schiaffo in viso, invece il sottoscritto come da un pugno nello stomaco non perché il testo dispone di tematiche forti o impressionanti ma per via di tutto il susseguirsi che hai saputo trascrivere con autenticità, un racconto che nonostante quell'ingiusto ma necessario gesto ci si arriva a parlare di amore filiale.
Ti confesso che anch'io con mio padre non ho tanta confidenza e per di più da bambino o adolescente le ho "mbuscate" da lui in situazioni in cui l'ho fatto decisamente preoccupare. È non solo una volta. E quindi ciò mi permette di tracciare con adeguata misura il tuo scritto. (segue disamina)
Ti confesso che anch'io con mio padre non ho tanta confidenza e per di più da bambino o adolescente le ho "mbuscate" da lui in situazioni in cui l'ho fatto decisamente preoccupare. È non solo una volta. E quindi ciò mi permette di tracciare con adeguata misura il tuo scritto. (segue disamina)
Giuseppe Scilipoti 21/02/2020 - 14:37
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Grazie Anna Maria.
santa scardino 21/02/2020 - 14:12
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Solo quando si diventa genitori si capisce come l’amore, a volte irrazionale ,porta a gesti istintivi sbagliati.Bel racconto Santa!Ciao
Anna Maria Foglia 21/02/2020 - 14:09
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