Io e Mario
Ho conosciuto Mario che avevo poco più di vent’anni e lui circa 25, e vivevamo in un piccolo
paese di periferia. Ci innamorammo incrociandoci per strada o attraversando la piazzetta all’uscita della messa. Dopo un po’ di tempo,( negli anni sessanta gli incontri spesso avvenivano così), ci fidanzammo, previo consenso delle rispettive famiglie.
Un giorno, trovandoci inaspettatamente soli in casa, travolti dalla passione dell’amore fui sua.
Ancor prima che mi accorgessi di essere incinta i miei decisero di emigrare a Milano. Mario intanto
aveva trovato lavoro presso un ente statale. Quando mi accorsi di aspettare un bambino fui mio malgrado, costretta a riferirlo ai miei, che come si può facilmente immaginare non ne furono per niente contenti, ma si affrettarono ad organizzare il matrimonio. Fu così che ritornai al mio paese e ci sposammo.
Il nostro matrimonio seguiva la strada della normalità,io mi occupavo della casa e dei figli, che in pochi anni erano diventati tre, e lui lavorando senza trascurare né me né i figli.
Anni sereni, ma anche pieni di sacrifici, lo stipendio di Mario era piuttosto modesto e far quadrare il bilancio a fine mese non sempre era facile, ma con la modestia e l’amore superammo ogni ostacolo.
A rompere quell’equilibrio fu un episodio che ha condizionato tutta la nostra vita successiva.
Circa vent’anni orsono, diciamo quasi trenta, Mario dopo il pensionamento aveva preso l’abitudine di andare, nel pomeriggio, a giocare a carte con gli amici nel bar al centro del paese gestito da suo fratello. Una sera tornando a casa mi disse che per caso, aveva incontrato una sua ex fidanzata, emigrata in America circa 40 anni addietro, e che desiderava conoscere sia me che i nostri figli. Il mio divieto di riceverla a casa mia fu assoluto e categorico, nella mia testa la parola ‘ex fidanzata’ mise in funzione, inconsciamente, il fantasma della gelosia.
Pensavo che l’argomento fosse morto e sepolto, ma dopo qualche giorno da quella richiesta, rientrando a casa mi prese sul letto quasi con violenza come se fosse stato in procinto di scoppiare, senza usare quella dolcezza che caratterizzavano i nostri rapporti. Né rimasi molto turbata, quello non era il mio Mario pensai. Ma nei giorni che seguirono notai che prima di uscire
si preparava con molta cura eccedendo anche con il profumo. Inoltre ogni sua uscita, era sempre preceduta da una suonata di clacson. Spinta dal dubbio e dalla curiosità decisi di seguirlo e scoprii che i miei sospetti non erano vani. Infatti a due isolati più avanti di casa nostra c’era l’americana che lo aspettava, saliva in macchina e se ne andavano, dove non l’ho mai saputo, ma a quel punto neanche mi interessava. E’ difficile spiegare quello che avvenne dentro di me in quel momento. Non vedevo e non capivo più niente, la mia vita era solo distruzione e macerie.
La gelosia e l’inganno erano due mostri che mi avevano tolto ogni potere di ragionamento.
Al suo rientro la lite fu furibonda, vane furono le sue assicurazioni che non mi aveva tradita, erano stati solo degli incontri innocenti, cosa che a tutt’oggi non ha mai smentito.
Da quel giorno smisi di dormire con lui, continuando a vivere, agli occhi degli altri, come una coppia normale.
Sopportare questa convivenza, col passare degli anni ha esacerbato sempre di più la vita quotidiana. Eliminata la possibilità di un divorzio per questioni economiche, la rabbia, la delusione ed i continui contrasti hanno trasformato quell’antico amore in odio. Oggi arrivati alla nostra età
io 83 e lui 85,l’unica domanda che mi porgo è questa: ne è valsa la pena? Oppure sarebbe stata cosa buona e giusta mettere da parte l’orgoglio e perdonare?
paese di periferia. Ci innamorammo incrociandoci per strada o attraversando la piazzetta all’uscita della messa. Dopo un po’ di tempo,( negli anni sessanta gli incontri spesso avvenivano così), ci fidanzammo, previo consenso delle rispettive famiglie.
Un giorno, trovandoci inaspettatamente soli in casa, travolti dalla passione dell’amore fui sua.
Ancor prima che mi accorgessi di essere incinta i miei decisero di emigrare a Milano. Mario intanto
aveva trovato lavoro presso un ente statale. Quando mi accorsi di aspettare un bambino fui mio malgrado, costretta a riferirlo ai miei, che come si può facilmente immaginare non ne furono per niente contenti, ma si affrettarono ad organizzare il matrimonio. Fu così che ritornai al mio paese e ci sposammo.
Il nostro matrimonio seguiva la strada della normalità,io mi occupavo della casa e dei figli, che in pochi anni erano diventati tre, e lui lavorando senza trascurare né me né i figli.
Anni sereni, ma anche pieni di sacrifici, lo stipendio di Mario era piuttosto modesto e far quadrare il bilancio a fine mese non sempre era facile, ma con la modestia e l’amore superammo ogni ostacolo.
A rompere quell’equilibrio fu un episodio che ha condizionato tutta la nostra vita successiva.
Circa vent’anni orsono, diciamo quasi trenta, Mario dopo il pensionamento aveva preso l’abitudine di andare, nel pomeriggio, a giocare a carte con gli amici nel bar al centro del paese gestito da suo fratello. Una sera tornando a casa mi disse che per caso, aveva incontrato una sua ex fidanzata, emigrata in America circa 40 anni addietro, e che desiderava conoscere sia me che i nostri figli. Il mio divieto di riceverla a casa mia fu assoluto e categorico, nella mia testa la parola ‘ex fidanzata’ mise in funzione, inconsciamente, il fantasma della gelosia.
Pensavo che l’argomento fosse morto e sepolto, ma dopo qualche giorno da quella richiesta, rientrando a casa mi prese sul letto quasi con violenza come se fosse stato in procinto di scoppiare, senza usare quella dolcezza che caratterizzavano i nostri rapporti. Né rimasi molto turbata, quello non era il mio Mario pensai. Ma nei giorni che seguirono notai che prima di uscire
si preparava con molta cura eccedendo anche con il profumo. Inoltre ogni sua uscita, era sempre preceduta da una suonata di clacson. Spinta dal dubbio e dalla curiosità decisi di seguirlo e scoprii che i miei sospetti non erano vani. Infatti a due isolati più avanti di casa nostra c’era l’americana che lo aspettava, saliva in macchina e se ne andavano, dove non l’ho mai saputo, ma a quel punto neanche mi interessava. E’ difficile spiegare quello che avvenne dentro di me in quel momento. Non vedevo e non capivo più niente, la mia vita era solo distruzione e macerie.
La gelosia e l’inganno erano due mostri che mi avevano tolto ogni potere di ragionamento.
Al suo rientro la lite fu furibonda, vane furono le sue assicurazioni che non mi aveva tradita, erano stati solo degli incontri innocenti, cosa che a tutt’oggi non ha mai smentito.
Da quel giorno smisi di dormire con lui, continuando a vivere, agli occhi degli altri, come una coppia normale.
Sopportare questa convivenza, col passare degli anni ha esacerbato sempre di più la vita quotidiana. Eliminata la possibilità di un divorzio per questioni economiche, la rabbia, la delusione ed i continui contrasti hanno trasformato quell’antico amore in odio. Oggi arrivati alla nostra età
io 83 e lui 85,l’unica domanda che mi porgo è questa: ne è valsa la pena? Oppure sarebbe stata cosa buona e giusta mettere da parte l’orgoglio e perdonare?
P.S. Questo racconto non è autobiografico, ma è una storia vera che dedico ai veri protagonisti.
Opera scritta il 07/11/2020 - 18:16
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Commenti
"Non si sa se il perdono sia giusto o no, però forse lascia che entri un po’ d’aria fresca... (Armando González Torres)
Mirko D. Mastro(Poeta) 09/11/2020 - 07:44
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La convivenza deve avere come base il rispetto.Mario non ha rispettato la moglie e, le abbia fatto i meno le corna, io non li avrei perdonato, né avrei continuato a vivere con lui solo pro forma. Il racconto è veritiero e fa riflettere.
Teresa Peluso 08/11/2020 - 14:53
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Scusami Santa....non capisco come mai ti ho chiamata Anna Maria!
mario Righi 08/11/2020 - 12:37
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Da Mario a Mario posso soltanto dirti,caro Mario che nessuno può e deve giudicarti ma analizzando il tuo comportamento ti sei comportato in modo irrispettoso.... Per quanto riguarda il racconto, posso dirti Anna Maria che scrivi divinamente....
mario Righi 08/11/2020 - 10:56
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Per il resto il componimento ha un buon periodare che scorre con una modalità di lettura sciolta e sicura, peraltro con dei guizzi che giungono nella parte centrale che, fondamentalmente è il cuore della narrazione, quella perno, ecco.
Brava Santa, cinque stelline... non te le ruba manco Lupin.
Brava Santa, cinque stelline... non te le ruba manco Lupin.
Giuseppe Scilipoti 07/11/2020 - 20:53
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Purtroppo il perdono quello concreto, a mio avviso non esiste, è già tanto che è possibile archiviare.
Analizzando il racconto, mamma mia, due coniugi, una vita insieme tra l'altro con quel superare mille difficoltà e poi... mandare tutto a prostitute greche, per non dire americane.
Analizzando il racconto, mamma mia, due coniugi, una vita insieme tra l'altro con quel superare mille difficoltà e poi... mandare tutto a prostitute greche, per non dire americane.
Giuseppe Scilipoti 07/11/2020 - 20:52
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... e soprattutto morali senza cascare nella trappola del sensazionalismo. La chiusa più che soggettiva, direi soggetta a delle riflessioni che ovviamente variano da lettore a lettore. Io, francamente non sarei riuscito a perdonare, da siciliano "gelusu ca sugnu" avrei fatto pesare a vita a chi dovere tale situazione. Non dico che avrei ricambiato con l'adocchiare il pan per focaccia però...
(segue)
(segue)
Giuseppe Scilipoti 07/11/2020 - 20:52
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Io, Mario e...l'Americana. Dalle stelle alle... stelle americane. Pane, amore e gelosia? Nossignore, Corna, amore e gelosia visto che nessun lettore crederebbe agli incontri... innocenti del bravo e corretto maritino.
"Io e Mario", una storia scritta in maniera ordinaria e, dato che si basa su eventi realmente accaduti è stata trascritta con quel realismo che non passa di certo inosservato, riproducendo di fatto interessanti considerazioni contenutistiche e
(segue disamina)
"Io e Mario", una storia scritta in maniera ordinaria e, dato che si basa su eventi realmente accaduti è stata trascritta con quel realismo che non passa di certo inosservato, riproducendo di fatto interessanti considerazioni contenutistiche e
(segue disamina)
Giuseppe Scilipoti 07/11/2020 - 20:50
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Se non c’è più stima e fiducia penso sia difficile perdonare. La protagonista non riconosce più il suo uomo e quindi anche il rapporto si è incrinato in modo irreparabile. A me sembra una sofferenza immane vivere con una persona in quelle condizioni. Buona serata Santa
Anna Maria Foglia 07/11/2020 - 20:33
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