Una persona a me vicina mi ha fatto soffrire, ha colpito esattamente chi sono e non chi credo di essere o la parte che mostro di me, caricandomi quindi di un dolore difficile da riconoscere, come lo é da esprimere.
Non trovo chi sa capirmi o per lo meno ascoltare mentre provo a descrivere quella parte di me che non conosco.
Resto in silenzio tanti anni, finché mi capita qualcuno disposto a conoscermi e allora mi presento per la prima volta a lui e a me. Mi da persino delle risposte.
Quello che mi sconvolge oggi é l’essermi accorto che non basta parlare di un dolore per affrontarlo, non sparisce insieme alla nostra voce alla fine della frase. Resta ancora con noi.
Io ho parlato di mio padre e del dolore che a lungo ho associato alla sua immagine; ho pianto per lui. Non posso negare che le brutte emozioni si sono attenuate e che la sua presa su di me é piú debole di prima, ma ho ancora paura delle persone che mi rivolgono la loro rabbia e il loro disprezzo al primo cenno della mia personalitá, alla prima espressione di un’idea che concepisco io, alla prima azione che compio per realizzarla.
Ci penso due volte prima di parlare, prima di agire e pongo un dito sulle labbra del mio io interiore per dirgli di fare silenzio.
Porteró a lungo questi condizionamenti? Cosa c’é all’inizio di me, prima dei dubbi, della paura, dell’autocontrollo che impongo alla mia spontaneitá?
Aver parlato di un problema non mi aiuta molto dopotutto se non a condividerlo con qualcuno che lo tiene in mano per un pó, lo vede insieme a me, ma non lo puó fare suo.
Ho sentito dire che parlare del problema, a volte, lo risolve, ma quali sono questi problemi risolvibili con una chiacchierata? Organizziamo la giornata mondiale del problema discusso! Chi parla al mattino, ascolta il pomeriggio e viceversa. Sarebbe bello se fosse cosi semplice.
Io ho un colloquio di lavoro oggi e ho molta ansia per come andrá. Non posso essere un’altra persona e non riesco a scegliere le emozioni da provare. Non so se risponderó nel modo giusto alle domande, ma faró del mio meglio.
Non trovo chi sa capirmi o per lo meno ascoltare mentre provo a descrivere quella parte di me che non conosco.
Resto in silenzio tanti anni, finché mi capita qualcuno disposto a conoscermi e allora mi presento per la prima volta a lui e a me. Mi da persino delle risposte.
Quello che mi sconvolge oggi é l’essermi accorto che non basta parlare di un dolore per affrontarlo, non sparisce insieme alla nostra voce alla fine della frase. Resta ancora con noi.
Io ho parlato di mio padre e del dolore che a lungo ho associato alla sua immagine; ho pianto per lui. Non posso negare che le brutte emozioni si sono attenuate e che la sua presa su di me é piú debole di prima, ma ho ancora paura delle persone che mi rivolgono la loro rabbia e il loro disprezzo al primo cenno della mia personalitá, alla prima espressione di un’idea che concepisco io, alla prima azione che compio per realizzarla.
Ci penso due volte prima di parlare, prima di agire e pongo un dito sulle labbra del mio io interiore per dirgli di fare silenzio.
Porteró a lungo questi condizionamenti? Cosa c’é all’inizio di me, prima dei dubbi, della paura, dell’autocontrollo che impongo alla mia spontaneitá?
Aver parlato di un problema non mi aiuta molto dopotutto se non a condividerlo con qualcuno che lo tiene in mano per un pó, lo vede insieme a me, ma non lo puó fare suo.
Ho sentito dire che parlare del problema, a volte, lo risolve, ma quali sono questi problemi risolvibili con una chiacchierata? Organizziamo la giornata mondiale del problema discusso! Chi parla al mattino, ascolta il pomeriggio e viceversa. Sarebbe bello se fosse cosi semplice.
Io ho un colloquio di lavoro oggi e ho molta ansia per come andrá. Non posso essere un’altra persona e non riesco a scegliere le emozioni da provare. Non so se risponderó nel modo giusto alle domande, ma faró del mio meglio.
Opera scritta il 19/03/2023 - 00:16
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Voto: | su 5 votanti |
Commenti
Vi ringrazio per i complimenti e le parole.
Armando Alfieri 19/03/2023 - 21:47
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Complimenti per lo scritto e auguri
per la tua vita. Sii sempre te stesso, sempre!
per la tua vita. Sii sempre te stesso, sempre!
Marina Assanti 19/03/2023 - 10:24
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È così, parlare di un problema non lo risolve, ma è un primo passo, poi ascolta solo te stesso, fatti delle domande e risponditi come se tu fossi l'unico uomo al mondo, solo tu sai cosa vuoi , le tue risposte son le uniche che valgono per te, non temere il tuo abisso, lui ti darà la risposta e le certezze che cerchi!! Bello il tuo scritto!! Vai, tu sei un coraggioso!!
Anna Cenni 19/03/2023 - 08:05
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Complimenti per questo testo
Mirko D. Mastro 19/03/2023 - 05:50
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