credere in se stessi,
la cosa più importante?
Non è forse, semplicemente,
essere convinto con il cuore,
con ogni singola parte del tuo corpo,
di potercela fare?
Non è forse, abbastanza,
l'energia strabordante che ti brucia nel petto,
a farti andare avanti?
Non basta davvero la volontà di dirsi
quanto si è capaci
e quanto c'è di bello
nel non sapere,
nel non aver avuto ancora possibilità,
nel non aver ancora potuto, davvero,
vivere?
Non è nostra volontà prima
la pretesa nel rivendicare noi stessi?
Chiunque ci abbia portato via,
anche per un istante, o un secolo.
Qualunque cosa ci abbia allontanato,
annoiato, impaurito, odiato.
Qualunque entità o pensiero,
ci ha bloccato e intorpidito,
rimpicciolito.
Qualunque condizione in cui ci ritroviamo
tra folle di persone
o colmi di solitudine.
Nel terrore mascherato da serietà,
incapacità, soppressa da orgoglio o dolore.
Nel pianto nascosto o amaro,
tra malinconia e rimpianto.
Non c'è niente,
se non te stesso
e il tuo giudizio,
unica legge nel dirti chi sei
E chi hai davanti.
Nel decidere chi vorrai continuare a essere
o diventare.
Non c'è parola o disgrazia
che possa fermare il tuo verdetto,
urlato,
o sussurrato,
in mezzo a una piccola stanza,
o nel mezzo della piazza,
dovunque tu voglia essere,
se connesso
o disperso.
Non è forse questo, quello che basta?
Arrivare a dirsi: "mi amo",
anche senza un amo.
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